698 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VII. uomini della Chiesa hanno lottato per il ristabilimento di quella.1 Giansenio di Ypres viene occasionalmente celebrato con gran lode nel libro,2 e di quando in quando un inciso rivela, che l’autore aderisce alle opinioni particolari di lui sulla grazia.3 Invece i Gesuiti, i cui principii sull’amministrazione dei sacramenti l’Arnauld prende soprattutto di mira,4 non vengono mai espressamente nominati come avversari. Quali radici profonde religione e cristianesimo dovevano possedere ancora nella Francia d’allora, se un libro come quello del-l’Arnauld potè eccitare al massimo l’opinione pubblica! Lo scritto della frequente comunione divenne il tema di discorso generale. In un paio di giorni la prima edizione fu esaurita; dopo un semestre era già necessaria una quarta edizione,® a cui ne seguirono ancora molte.6 Vi sono attestazioni molteplici, che proprio i belli spiriti e il mondo delle nobili signore discutevano con zelo particolare le questioni suscitate dall’Arnauld.7 Di importanza ancor più grande fu l’approvazione raccolta dell’Arnauld anche nelle file del clero. Egli potè preventivamente far uscire il suo libro con splendide lettere di raccomandazione di 15 vescovi e 21 dottori di teologia,8 e le edizioni immediatamente successive offrirono ancor più di questi elogi.9 Perfino il cardinale Bentivoglio si espresse con molta soddisfazione sullo scritto."1 Il nunzio Chigi fu di opinione che si dovesse rinunziare a repliche, poiché l’Arnauld si era tenuto moderato e delle repliche avrebbero precisamente fatto salire il prestigio del libro.11 Quanti aderenti, scriveva un avversario dell’Arnauld,12 questa dottrina ha conquistato in due o tre mesi, quanti ammiratori, che vorrebbero considerare il libro come un quinto vangelo ed una rivelazione celeste. Questo successo non deve sorprender troppo. Resti della penitenza pubblica si erano mantenuti fin nel Medio Evo avanzato, il Concilio di Trento aveva dichiarato conveniente, che per scandali pubblici anche l’espiazione fosse pubblica,13 prima e do]"1 1 Préface n. 35, p. 131 ss. 2 II, c. 12, 40, 45, p. 382, 507, 543. 3 (Patouillet), Dictionnaire des livres Jansénistes I, Anversa 1752. ' 4 Arnauld, De la tradition (Œuvres XXVIII 21). 5 Ivi 243. 6 Noi vedemmo l’ediz. lla (Lione 1739). 7 Rapin, Mém. I 36; D. Petau, De poenitetitia lib. 1, c. 2, n. 6. 8 Arnauld, Œuvres XXVI xxvi. v\ ll 9 Ivi xli; riproduzione delle approvazioni ivi XXVII 153 ss., X-599 ss. 10 Vedi la sua lettera al D’Andilly del 26 marzo 1644 ivi XX\ I- 1 11 Lettera a « M. d’Acquin le père, docteur en medicine », febbraio e .ij 1644, ivi 590. Il De Meyer (243) fa del D’Acquin un domenicano. 12 Arnauld, Oeuvres XXVI xxvn. 13 Sess. 24, c. 7.