Ladislao di Polouia e l’Unione rutena. 721 l’ottimo arcivescovo di Polotsk, Josaphat Kuntsevyi, aveva il 12 novembre 1623 reso l’ultimo respiro a Witebsk sotto i colpi di scure degli scismatici.1 Ma anche le difficoltà più grandi non poterono far vacillare « la santa opera dell’Unione ». Sigismondo III aveva corrisposto ai ripetuti eccitamenti del papa2 di proteggere l’Unione contro gli scismatici. Urbano Vili si adoperò instancabilmente ad esortare anche i vescovi ruteni al mantenimento della Unione.3 Nel 1630 egli aveva avuto la gioia che l’arcivescovo intruso di Polotsk, Melezio Smotritskyj, era passato alla fede cattolica. Nello stesso anno l’arcivescovo armeno di Leopoli, Nicolò Toro-szewicz, promise di mantenersi fedele alla Chiesa romana.4 Ad adoperarsi senza riposo per l’Unione seguitò come prima il metropolita Eutskyj (dal 1613 al 1635),5 che Urbano Vili chiamò 1’« Atlante dell’,Unione », paragonandolo a S. Atanasio.6 Giorni difficili vennero invece per l’Unione sotto Ladislao IV, che già nella sua capitolazione elettorale aveva fatto agli scismatici le più grandi concessioni a danno dell’Unione.7 Le proteste dei vescovi ruteni e le lagnanze ripetute del papa per questa condotta rimasero senza effetto. Nel 1633 Ladislao tornò a riconoscere ufficialmente lo ■scisma, confermando in ufficio l’antimetropolita e quattro altri vescovi e permettendo la fondazione di un’accademia dissidente in Kiev. Anche di fronte agli Ariani ed ai Calvinisti, egli non si collocò a fianco della Chiesa, cui apparteneva. Tuttavia Urbiino VIII sperava ancora in un cambiamento d’animo del re, allorquando nell’aprile .1635 inviò in Polonia Mario Filonardi come successore del nunzio Visconti. Il Filonardi ebbe l’incarico, oltreché di favorire l’unione dei Ruteni e degli Armeni, di adope- 1 ''fr. Jac. Susza, Cursus vitae et certamen martyrii b. Iosaphat Kuncewicii, polita 1665 e Bruxelles 1865; N. Contieri, Vita di 8. (ìiosajat, Koma 1867; ’■ 'jCIvpin, st. Josaphat Martyr, Poitiers 1874 (nuova edizione in 2 voli, ivi s'Ji-98); a. Hofmann, Der hl. Iosaphat, Roma 1923. Il corpo del martire, ' ■‘'ionizzato da Pio IX nel 1867, la cui beatificazione fu introdotta da Urtano \ ni nei (vedi Theiner, loc. cit. 411 e Hofmann, loc. cit.), venne ¡'""•ito in luogo sicuro e tenuto nascosto, allorché la Russia nel 1875 ebbe "Pl'iessa l’ultima diocesi unita di Kholm. Nel 1920 esso fu trasportato nella (i,1(Na ^ 1**'° bizantino di S. Barbara a Vienna; nella constatazione dell’iden-J «vide sul capo la spaccatura della ferita mortale. I vecchi paramenti pon- 1 leali passarono al Museo nazionale ucraino di Leopoli. V. Bocian in Bo-toslovija I (1923) 284-318. * Vedi Theines, loc. cit. 371 s., 373, 377, 380. ( Vedi ivi 378, 382. sull’ ^U(^ Freib. Kirchenlex. VII2 1731 s., con particolari ulteriori Lr|j ^'eia (^ Toroszewicz per l’Unione e sul viaggio di lui a Roma, dove a.u® ^ IH nel 1635 lo confermò quale arcivescovo degli Armeni uniti. e ^,edi Ciiotkowski negli Hist.-polit. Blätter CIV 545. U1 4 * Hefele nella J'ub. theol. Quartalschr. 1853, 391; Freib. Kirchenlex. 7 Cfr. Theiner, loc. cit. 398. Pastor, Storia dei Papi, XIII. 46