Ferdinando II e l'appello alla restituzione. 359 il duca di Friedland era d’opinione che appena le truppe imperiali fossero state in sicuro dominio dei territori occupati coll’erigere delle fortezze e con simili provvedimenti, l’imperatore avrebbe potuto nel corso di tre fino a quattro mesi introdurre dappertutto \ escovi cattolici, cacciare i canonici protestanti e sostituirli con cattolici.1 Quanto di cuore venisse approvata in Roma quest’opinione, risultò da un Breve laudativo a Wallenstein del 26 febbraio 1628, che contiene l’esortazione di voler influire ulteriormente in tale senso.2 Ma quello che volevano i leghisti era ancora di più. Nonostante tuttavia le loro minaccie a Vienna, nell’estate del 1628 non si era ancora affatto disposti a cedere senz’altro;3 che anzi colà prevaleva ancora l’opinione dell’influente Eggenberg,4 il quale contro una procedura del tutto sommaria faceva valere anche degli scrupoli giuridici.5 Sulla decisione finale dell'imperatore, anche per loro propria testimonianza, influirono assai il suo confessore Lamormaini e il nunzio Carlo Carafa.6 Ferdinando II si decise in prima linea per motivi religiosi. Era così profondamente convinto della verità della fede cattolica, che giurò ripetutamente ili voler piuttosto perdere la corona e il suo regno, che lasciarsi 'fu»gire consapevolmente l’occasione di diffondere la dottrina della <’hiesa cattolica, e di voler piuttosto mendicare il suo pane di porta in porta, col bastone del mendicante in una mano e con la moglie «■ ' <>i bambini in un’altra, anzi soffrire piuttosto la morte più infiline, che assistere più a lungo all’onta inflitta nei suoi paesi a Dio '■ alla Chiesa.7 All’ambasciatore bavarese disse egli una volta, u,,l dicembre 1627, d’aver consacrato da tempo all’onore di Dio '■d alla religione cattolica tutte le sue intenzioni ed azioni.8 Ora pareva aprirglisi la possibilità di compiere una grande opera in fa\ ore della Chiesa: la riparazione della vecchia ingiustizia commessa ^ edi la lettera in Ritter loc. eit. 99 s. Epist. V, Archivio segreto pontificio (Vedi Appen-n. 13). “ ' Vedi Tupetz 371 s. ' Vedi Carafa, Relatione 300. \edi Ritter loc. cit., 100. ' edi Anthieny, Carafa 26 s., e Duiir II 1, 464 s., ove ulteriori parti-, ' ^“1 patrocinamento dell’editto da parte del gesuita R. Zigler, confessore " mcipe elettore di Magonza; inoltre sulla pubblicazione del Laymann : '• ''ompositio (Dilingae 1629) e la Consultatio de modis Lutheranos ad ''«e communionem reducendi et eath. religionis exercitìum in liberas Im-' ' ' e‘‘ i-taU's introducendi (in Moser, Patr. Archiv VI 364, datata qui però » i !Uvece di 1628). Cfr. inoltre W. Köhler, Der Augsburger Religionsfriede t ’^ue Gegenreformation, in Jahrb. für prot. Theologie XXIII (1876) 630 s., • Vedi anche Tupetz 62 s., 67 s.; Ritter loc. cit. 95; Riezler V 342 s. dl Lamormaini, De virtutibus Ferdinandi II in Khevenhüller XII 'edi Aretin, Bayerns auswärtige Verh. 283.