942 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo XII. imponente di 200.000 scudi.1 Il Bernini venne rimunerato in misura larghissima. Il suo stipendio mensile, dapprincipio di 100 scudi, nel 1627 era già stato aumentato del doppio. Il 5 febbraio 1629, dopo la morte avvenuta il 30 gennaio del Maderna, cui era stato lasciato il posto di architetto di corte e di Stato, e?li ebbe anche l’ufficio di Architetto della Fabbrica di S. Pietro, e con esso il posto più importante in affari artistici. Ora, terminato il lavoro, gli venne fatto ancora un donativo di 10.000 scudi; inoltre suo fratello Vincenzo ebbe un canonicato al Laterano; suo figlio Domenico divenne Beneficiato a S. Pietro; suo fratello Luigi direttore della Fabbrica.2 Ognuno riconobbe, che questa liberalità del papa era ben meritata. Tutti i contemporanei esaltarono il baldacchino gigantesco quale un magnifico arricchimento del tempio di S. Pietro. Epigrammi, sonetti, poemi piovvero a lode del maestro e del suo mecenate.3 Si giudicò che quest ’opera di Urbano VIII potesse rivaleggiare colle più grandi creazioni dell’antichità, ch’essa appartenesse ai più mirabili prodotti di tutto il secolo.4 La nuova foggia di altare « alla Romana » venne ben presto imitata anche di là dalle Alpi.5 11 giudizio favorevole sopra la costruzione escogitata così genialmente si è mantenuto a lungo. Ancora il De Brosses nel 1739 giudicava che il baldacchino di bronzo sull’altar maggiore di San Pietro fosse nel suo genere l’opera d’arte più bella del mondo.* Nell’età del neoclassicismo questo giudizio si è capovolto; la grande opera non fu apprezzata come un trionfo dell’arte, ma 1 Vedi Bossi 82; Fraschetti, loc. cit. 2 Vedi Bossi 85 s.; Fraschetti 63 o. Cfr. Hempel, Borromini 11. Tutte le fatture di pagamento per il Bernini, come pure tutte le decisioni per la Fabbrica, sono state ritrovate da O. Pollak nell’Archivio della Fabbrica di S. Pietro; D. Frey le pubblicherà nel secondo volume dell’opera sopra l’attività artistica di Urbano Vili. Lo schizzo del 1624 o 1638 per il tabernacolo di S. Pietro presso Egger, Architekt. Handzeichnungen, tav. 24. 8 Vedi Bossi 83 s. 4 * « È veramente la magnificenza di quest’opera, si come viene giudicata, non inferiore a quelle antiche suntuose de’ Romani, così ha fatto meravigliosamente crescere la maestà della basilica Vaticana.....La vaghezza, l’ordine e la proportione sono inestimabili, iinperciochè per esser macchina così vasta, non impedisce punto il prospetto del tempio, et ella si vede da ogni lato tutta nobile e tutta piena di maestà e di magnificenza, che riempiendo gli occhi di stupore, viene da tutti stimata fra le cose più meravigliose di questo secolo, e che rende tanto più venerabile il sepolcro de’ Santi Apostoli e la memoria della pietà di Urbano» (Nicoletti II 829 e 831, Biblioteca Vaticana). Cfr. anche Tomi 11. 6 Sulle riproduzioni del baldacchino a cupola vedi MuSoz in Vita d art* 1911, 33 s., sulla più famosa di tutte, proveniente dal Bernini stesso, nell'1 chiesa di Val de Grâce a Parigi, cfr. M. Reymond nella Gaz. des Beaux—Art* 1911, 367 s. * De Brosses, Lettres familières écrites d'Italie, lett. XXXIX (Parigi 18;>s. vol. II, p. 61).