Chiusura del processo contro il Lucaris. 771 bastavano per la sna condanna.1 Il giudizio sulla « Confessio » fatta stampare nel marzo 1629 sotto il nome del Lucaris per mezzo dell’inviato olandese2 è del tutto giustificato, perchè questo scritto è condotto in modo, che i calvinisti potevano esultarne; molti articoli contengono l’apostasia più evidente dal domma della Chiesa bizantina.3 Fino a che grado il Lucaris, maestro di simulazione e d’inganno,4 sia ricorso ancora una volta alle sue arti, non lo si può stabilire, in mancanza di fonti autentiche. In ogni caso egli rappresentava un pericolo così eminente per l’Unione, che era dovere della Santa Sede far di tutto per allontanarlo dal seggio patriarcale. Furono fatti per ciò i progetti più diversi. Data l’influenza esercitata dalla Porta nel conferimento del patriarcato greco, era naturale servirsi di questa circostanza. L’archimandrita costantinopolitano Eutimio pensava, che la caduta del Lucaris si sarebbe ottenuta facilmente, se alla Porta, già sospettosa, si rappresentasse com’egli fosse l’autore delle incursioni dei Cosacchi sul territorio turco. Egli propose di sostituirlo con una persona di buoni sentimenti cattolici ed incensurabile, e che parlasse anche greco, e di servirsi in ciò dei rappresentanti di Venezia e di Eagusa, in cui i Turchi avevano più fiducia che nell’inviato francese Césy; si dovevano però fare i conti in proposito colla gelosia dei due diplomatici.5 1 Nell’Istruzione impartita nell’aprile 1635 al nunzio di Fiandra, Lelio 1 iilcouieri, vien trattata la questione della scomunica, che la Spagna esigeva 1(,*se lanciata contro il re di Francia, e per poter rispondere negativamente vi '"a ^chiamate le cattive conseguenze della scomunica di Enrico Vili, di Elisa-'etta d’Inghilterra e di Enrico di Navarra, e quindi si osserva ancora « Final-mcute fu detto che in ogni caso per venire alla sentenza della scomunica vi "leva giuditio formato, che in fine era difficilissimo mettere in chiaro il fatto ""ne si ricerca. Et a questo proposito fu allegato l’esempio di Cirillo, falso riarea di Costantinopoli, quale haveva publicata in stampa una Confessione "'na di calvinismo e vi corre fama publica che egli sia perfido eretico; con 11 to ciò le prove procurate con ogni diligenza non bastano per condannarlo » wciue-Maeke, Instmctions 238). 1 Confessio fidei rev. dom. Cyrilli patriarchae Constantinopolitanae ‘"nnne et consensu patriarcharum Alexandrini et Hierosolvmitani aliorumque 1 csiarum orientalium autisti tum scripta, Constantinopoli [in realtà Gine-mense Martio 1629»; vedi Legrand IV 315 s. Ivi I 270 s. sopra le tra- • ^loni francesi ed inglesi. Cfr. Ph. Meyer, loc. cit. 688; Emekeau, loc. c-it. ‘ Vedi Hefele nella Tiib. theol. Quartalschr. 1843, 585, 588 s. j * 'edi Emereau, loc. cit. 1014. Anche il protestante Trivier (Gyrille *t'aris, Parigi 1877) dice (p. 90), «que la loyauté la plus élémentaire lui fait ri,‘aut”> e lo Iorga (IV 27, n. 4), il quale vorrebbe fare del Lucaris un eroe "’"ale greco, deve riconoscere la giustezza di questo giudizio. ' Relatione di Euthimo archimandrita di Costantinopoli intorno alli i i ^ar un patriarcha cattolico ». Archivio di Propaganda K o m a .