La chiesa dei Cappuccini in piazza Barberini. 959 del Cortona, e nella quinta ancora un capolavoro del Sacelli : la risurrezione di un morto per opera di S. Antonio.1 Per l’aitar maggiore Urbano Vili donò il quadro del Lanfranco, più tardi perito in un incendio, Maria Immacolata,2 alla quale è consacrata la chiesa. Compiuto l’edificio, Urbano Vili vi celebrò l’8 settembre 1630 per primo la Messa, e donò alla chiesa i paramenti adoperati, insieme con reliquie ed anche la copia della cosidetta Navicella di Giotto.3 Del suo amore per questa chiesa testimonia anche la circostanza, ch’egli si fece costruire una cappella presso l’altar maggiore, in cui poter pregare inosservato.4 Egli ha anche più volte celebrato pubblicamente nella nuova chiesa dei Cappuccini.6 L’ampio convento, che includeva anche locali per i superiori del-l’Ordine e per il Capitolo generale, nella primavera del 1631 era a tal punto di compimento, che i Cappuccini poterono trasferirvisi dal loro antico convento di S. Bonaventura.“ La chiesa di S. Bonaventura venne lasciata ai Lucchesi ed ebbe ora il nome di S. Croce de’ Lucchesi.7 Con Urbano Vili gareggiarono a promuovere l’arte sacra i suoi nepoti. Suo fratello Antonio non fu soltanto l’autore principale della chiesa dei Cappuccini, ma anche del Collegio dei Neofiti presso S. Maria de’ Monti e del palazzo di Propaganda.8 Mecenati ancora assai più grandiosi dell’arte si mostrarono gli altri due nepoti. Il cardinale Francesco Barberini si rese benemerito col restauro del triclinio di Leone III, dell’abside della Basilica Lateranense, della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo e del convento di S. Bartolomeo.9 Il cardinale ebbe cura soprattutto di 8. Lorenzo in Damaso, ove furono sistemati, su disegni del Bernini una tribuna splendida, un nuovo aitar maggiore e due organi.10 1 Vedi Posse, Sacchi 60. 2 Cfr. Dom. da Isnello 84 s.; Pollak-Frey 171 s. 3 Dom. da Isnello 93 s. 4 Vedi ivi 78. 5 Vedi * Avviso del 31 luglio 1632, Biblioteca Vaticana. 6 I grandi magazzini per grano e vino, che la famiglia Barberini fece situare nel convento (vedi Dom. da Isnello 98 s.), poterono essere esaminati più da vicino nella primavera del 1926, quando fu demolito il convento. 7 Vedi Ed. d’Alenqon, La chiesa di S. Nicola de Portiis 36 s.; Pollak-Frey 124. 8 Cfr. sopra p. 757. 9 Vedi Baglione 181; Totti 452 s.; Rohault 277 s.; Inventario 341. Sulle cure del papa per un mosaico antico a S. Martino ai Monti vedi CiacO-Nlus IV 527. 10 Vedi Baglione 181; Martinelli 30; A. Fonseca, De basilica S. Lau-rentii in Damaso, Romae 1745, 194 s., 199 s.; Fraschetti 86; Lubowski 77 s.; Pollak-Frey 163. Una »poesia sul trasporto dell’antica immagine della Madonna nella nuova cappella « dominica die intra octavam assumptionis 1635 nel Barò. 1797, p. 3 s., Biblioteca Vaticana.