Concetto della dottrina cattolica della grazia. 665 Paradiso terrestre, come dopo il peccato originale, e dopo la Redenzione per opera di Cristo. La base di tutta la poderosa costruzione di pensiero è in lui la stessa che nel suo predecessore Baio, e cioè l’opinione, che la grazia e la sopranatura appartengano propriamente alla essenza dell’uomo, che pertanto essa deve essere stata comunicata necessariamente al primo uomo nella Creazione, e quindi la sua perdita a causa del peccato originale .significa un danneggiamento e una ferita della natura stessa.1 Veramente Giansenio, per riguardo alla condanna pontificia di Baio, non si arrischia ad esprimere questo pensiero fondamentale con chiarezza inequivoca. A principio, del resto, l’opera doveva essere indicata nel titolo come una difesa di Baio, ma poi egli la chiamò con più prudenza semplicemente « Augustinus »,2 secondo il nome del Padre della Chiesa che per primo sviluppò distesamente nella lotta contro Pelagiani e Semipelagiani («Massi-lienses ») la dottrina della grazia. Agostino, cioè, secondo Giansenio ha talmente perfezionato, riconnettendosi all’apostolo Paolo, la dottrina della grazia, che non vi è nulla da aggiungere : al teologo non rimane più altro, che appropriarsi le spiegazioni di lui ed esporle.3 Già da giovane, dice Giansenio, egli non era riuscito a comprendere come i teologi potessero ancora disputare sulla dottrina della grazia, sebbene Agostino l’avesse già esposta così luminosamente.4 Per arrivare al fondo della cosa egli, con un lavoro di ventidue anni,5 è tornato sempre a rileggere dieci, e anche venti e trenta volte gli scritti del grande Africano.6 Ora, è certo che Agostino possiede fra i teologi un prestigio uguale solo a quello di Tommaso d’Aquino. Fino entro al secolo xm egli fu senza rivale il vero maestro dell’Occidente, e, per la dottrina della grazia, sentenze papali lo hanno riconosciuto una 1 Cfr. la presente Opera, vol. Vili 253. 2 Cornelii I an sen il Episcopi Iprensis, Augustinus sen doctrina 8. Augu-' !“1 de hwmanae naturae salutate, aegritudine, medicina adversus Pelagianos ?. ■ [msilienses, Lovanio 1640; Parigi 1641, Roma 1643 e 1652. Noi adoperiamo 1 edizione del 1652. Iansenii, Augustinus, tom. II, lib. prooemialis c. 27 (Kouen 1652, p. 24): aliud existimabimus nisi . . . Augustini ingenium . . . divinitus electum quod instar novi principii perennisque fontis intelligentiam tarn profundi '.'am tanta ubertate profunderet, ut quidquid de humanae naturae corrup-. ‘°ne, de divina gratia, de praedestinatione per modum primorum principiorum apostolo Paulo clausum erat, educeret, quidquid nobis impervium penetraret, lta quadam eminenti perfectione doctrinae suae, quidquid posteriorum t0 1 8Ìtim estinguere, quidquid omnes eorum dubitaiiones solvere, quidquid quaestiones enodare et adversantium argumenta retundere posset, t0>nprelienderet ». * Augustinus c. 2, p. 2. ‘ Ivi. C. io, p. li. Ivi> c. 28, p. 25.