Ilo Gregorio XV. 1621-1623. Capitolo III. essi vi avevano convertiti molti e perfino dei mandarini.1 11 gesuita portoghese Antonio d’Andrade si preparava in Agra per una spedizione nel Tibet che nel 1624 doveva condurre alla missione di Tsaperang.2 Nel Giappone, nonostante le persecuzioni, tanto i Francescani, che i Domenicani, Agostiniani e Gesuiti erano segretamente rimasti al loro posto onde poter confortare e tener saldi quei fedeli, incalzati dal pericolo.3 La persecuzione raggiunse il suo culmine nel 1622. Più di 12« cristiani, tra i quali 16 preti e 20 fratelli laici dei quattro Ordini suggellarono col sangue la loro fede. Il 10 settembre 1622 ebbe luogo sul monte sacro presso Nagasaki il cosidetto grande martirio, in cui 10 Domenicani, 9 Gesuiti, 3 Francescani e 32 laici soffrirono per Cristo la morte fra orribili spasimi. La sua descrizione ricorda gli antichi atti dei martiri. Anche nel seguente anno 1623 il sangue dei martiri fu sparso ancora copiosamente.4 In considerazione dell’opera compiuta dai Gesuiti in Giappone, in Cina e in tutta l’india Gregorio XV ordinò con bolla del 5 novembre che le loro case e i loro collegi venissero esonerati dal pagamento della decima e della semidecima che in base al Breve di Paolo V del 1613 avrebbero dovuto pagare nei paesi della Corona portoghese.6 Nell’America al tempo della fondazione di Propaganda l’opera della cristianizzazione era in gran parte finita; tuttavia v’erano ancora nel sud spagnuolo dei zelanti apostoli degli idolatri che svolgevano una fervida attività, come particolarmente il francescano Luis de Bolanos, che nel Tucuman converti 20.000 indiani fondando parecchie riduzioni6 e il gesuita Pietro Claver che, facendo centro a Cartagena, guadagnò al Cristianesimo colla predicazione, colla catechesi e colla cura degli ammalati circa 300.000 negri.7 In Uraba fu l’agostiniano Alfonso della Croce che ottenne molte conversioni.8 Rigogliosa di speranze era la messe che per opera dei Gesuiti maturava nelle riduzioni del Paraguay e che 1 Vedi Kilger loc. cit. Secondo Thomas (Hist. de la mission de Péhin I [1923] 401) dietro i cataloghi nel 1621 c’erano in Cina 13 e nel 1626 appena 18 Gesuiti. Su i Francescani in Cina vedi Kilger loc. cit. 17. a Vedi Schmidlin, Missi&myesch. 276; Wessels, Early Jesuit Travellers in Central Asia (1924) 43 s. 3 Cfr. Kllger, loc. cit. 16. 4 Cfr. Delplace II 153 s., 167 ss.; Pagès 337 ss.; Freib. Kirehenlex. VI* 1250 s.; Anal. Boll. VI (1887) 52-72 (Carlo Spinola); Ferrando-Fon-seca I 649 ss.; Perez in Arch. Ibero-Americ. XXI 5; Rev. d’hist. eccle's. XX 101 *. 6 lus pontif. I 8 ss. •Vedi Schmidlin 311. 7 Vedi Astráin V 479 ss. 8 Vedi Schmidlin 304.