desistenza al trasferimento della dignità elettorale. 191 Mentre Allacci si trovava ancora a Monaco, venne spedito il 19 novembre 1622 un nuovo breve per Massimiliano in cui il papa lodava il duca della Baviera e lo esortava a continuare nella lotta contro i nemici dell’imperatore e della Chiesa.1 La lettera del papa, con data 3 dicembre 1622, in cui egli si felicita col duca per la conquista di Mannheim, paragona questo successo alla vittoria del 1620 sul Monte Bianco presso Praga. La gioia che traspira da questo scritto era ben fondata. I successi raggiunti nel Palatinato coronavano in degna maniera l’anno 1622, che era stato per il papa e per l’imperatore oltremodo felice: il suo inizio aveva liberato Ferdinando II dal peso della guerra con Bethlen Gàbor, che ora abbandonò al loro destino gli insorti della Boemia e dell’Austria; colla presa di Glatz del 25 ottobre venne spenta l’ultima fiamma dell’insurrezione nei paesi austriaci; alla fine dell’anno erano atterrati i protettori del re d’inverno, ed il suo dominio era distrutto anche nel suo paese ereditario. Ora bisognava mantenere la promessa del trasferimento della dignità elettorale palatina, promessa che Ferdinando II aveva fatto oralmente al duca di Baviera nel 1619, per ottenere l’appoggio della Lega contro i ribelli della Boemia. Se la vertenza non era ancora risolta, ciò non dipendeva dall’imperatore, il quale era pieno di gratitudine e di ammirazione per il suo salvatore, ed avrebbe mantenuto volontieri la sua promessa. Ma erano sorte delle opposizioni gravi e molteplici. Nel collegio degli elettori, per '¡uesta vertenza Ferdinando poteva contare sicuramente solo su quello di Colonia. Quello di Treveri era indeciso; il pauroso Gio-vanniSchweikart diMagonza osteggiava le richieste di Massimiliano; e quello di Brandenburg, nella sua qualità di cognato del re d’in-' erno messo al bando, era prevedibile che resistesse fino al- 1 estremo. Ma anche Giovanni Giorgio di Sassonia, pur alleato dell imperatore, era contro il trasferimento ad un cattolico, e spelava di salvare l’elettorato almeno per il fratello o per il figlio di ì avrebbe più riavuta. Dopo la caduta di Napoleone, Pio VII restituì nel 1815 tutti i manoscritti trafugati a Parigi e che provenivano tutti dalla Palatina, in tutti 38 codici. Nel 1816 su preghiera dell’università di Heidelberg donò ¡il rappresentante del governo del Baden 842 ms. tedeschi e 4 latini della l’aiatina; vedi Serapeum 1845, 157 s. L’utilizzazione scientifica delle parti della Palatina rimaste a Roma venne facilitato da Leone XIII, che ne fece pubblicare i magnifici cataloghi. (Codio, ms. Palai. Graeei, ree. Stevenson, senior, Romae 1885; Codio, ms- Palai. Latini, ree. Stevenson junior, recogn. E Rossi, Romae 1886; Inventario dei libri stampati Palatino-Vaticani da Stevenson giuniore, 2 voi., Roma 1876; l’ultimo come pubblicazione giubilare della Santa Sede per il giubileo dell’Università di Heidelberg. 1 * Breve del 19 novembre 1622, Arm. XLV 24, Archivio segreto pontificio. - Il * Breve, 3 dicembre 1622, ibid., in traduzione tedesca netU’Allg. Kirchen- eeitnng 1868, n. 37.