704 Urbano Vili. 1623-l(i44. Capitolo VII. Intorno a questo tempo il Giansenismo era già pervenuto a pieno sviluppo in tutti i tratti essenziali. La setta non si voleva separare dalla Chiesa, ma tuttavia rappresentava un’opposizione alla Chiesa e qualcosa di completamente nuovo. Sul terreno del domma la nuova eresia non tien conto di ciò che il Cristo nella sua preghiera più in uso confessa colla prima parola: la dottrina di Dio quale Padre celeste; Dio è nell’« Augustinus » di Giansenio soltanto il sovrano giudice implacabilmente rigoroso. L'altra opera fondamentale dell’eresia giansenistica, il libro della Comunione frequente, non ha anch’esso nessuna comprensione per l’amorevolezza verso gli uomini e la benignità del Redentore. Riguardo alla morale ed agli esercizi di pietà il Giansenismo non riesce a liberarsi dalle contraddizioni. La concezione della maestà inaccessibile di Dio spinge a sforzi convulsi per renderselo benevolo; ma poiché la volontà libera veniva negata dalla setta, erano su questo punto coerenti in conclusione quei motteggiatori, che alle esortazioni giansenistiche alla penitenza replicavano di voler attendere prima per questo la grazia irresistibile di Port-Roval.1 Così pure, al fondo delle conseguenze stravaganti dedotte dalla sublimità dell’Eucarestia, delle esigenze esagerate per il ricevimento dell’assoluzione sacerdotale, si ritraeva la concezione, che l’effetto del sacramento dipenda presso a poco totalmente dallo sforzo del libero volere nella preparazione: nuova contraddizione, in cui il giansenismo cade con sè medesimo.2 Le dottrine giansenistiche della grazia portano anche ad una svalutazione dell’elemento naturale; la. setta è incline preventivamente a fiutare l’opera del demonio in tutto ciò che è natura. Certo, poteva suscitare ammirazione il fatto, che un Le Maitre rinunziasse alla sua posizione cospicua per divenire solitario a Port-Roval. che De la Petitière, la migliore spada della Francia, esercitasse colà per penitenza, dopo un duello, il mestiere del calzolaio, o (he l’ex-ufficiale De la Rivière dopo studi d’ebraico, di greco e di spegnitoio divenisse guardaboschi.3 Ma questi atti di abnegazione derivano da concezioni che rasentano fortemente il manicheismi' e il buddismo, ed occorre una forte dose di prevenzione in favole di Port-Royal per ammirare un Pascal, che ritiene la scopa u mobile superfluo, od un Pontchàteau, che non cambia mai la su-‘ biancheria di dosso.4 Anche Angelica Arnauld non era troppo i"1. 1 Rapin, Mém. I 357. Esso abbandona spesso in tal modo la sua parte. Così il moralista prii" 1 pa e della setta, il Nicole, insegna come « dovere essenziale del cristianesimo che anche il giusto dove pur sempre resistere alla concupiscenza mediante « pnere, recueillement, mortification, pénitence » {Essai* de morale V 250* '- 3 Cfr. Ste.-Beuve lì 233 s. Rerrens nella Bev. hist. LI (1893), 270. La sorella, pure giansenista-del Pascal, Jacqueliue, fa, del resto, rimproveri al fratello per il fatto, *