172 Gregorio XV'. 1021-1023. Capitolo IV. pollo, viene respinto dal papa presente, perché con ciò si sarebtam sottratti ai superiori i loro diritti e si avrebbe escluso l’appello alla Santa Sede. L’istruzione è piena di lodi peri Gesuiti francesi, i quali mantenevano la miglior disciplina fra tutti gli ordini ed erano i più attui per la religione cattolica. Essi potranno giovare grandemente al nunzio, perchè godono alta considerazione e lavorano con uno «•!•> straordinario. Appoggi il nunzio i loro sforzi e coltivi buone relazioni col confessore del re, il padre Arnoux: non si dia però tutto in braccio ai Gesuiti, per non destare gelosie. Corsini viene anc he esortato a voler distorre i Gesuiti dal sollevare nell’attuale situazione controversie pericolose intorno all’autorità del papa ed alla bolla in ('inna Domini, poiché esse potrebbero implicare dei pericoli per la Santa Sede e per la stessa Compagnia; nessun Gesuita perciò dovrebbe pubblicare alcun che di simili questioni prima che Roma non lo abbia esaminato e dichiarato opportuno. Si raccomanda al nunzio di usare colla Sorbona la massim i precauzione, cercando di guadagnarla alla Santa Sede con un trattamento amichevole e rispettoso. Veda sovratutto che non siano nuovamente turbati i rapporti fra la Sorbona e i Gesuiti. Più volte l’istruzione insiste sulla vigilanza delle produzioni letterarie. Insogna indurre il re a sopprimere i libri dannosi. Ma anche libri buoni che imprudentemente provochino conflitti e odii non devono comparire; si sorveglino in modo particolare e con grande cantei a le risposte ai calvinisti. Il concordato deve venir osservato c»»* scienziosumente. Vecchio ed urgente postulato della Santa Sede era il riconoscimento dei decreti di riforma del concilio di Trento, i quali incontravano la resistenza dei funzionari gallicani.1 1 decreti erano bensì stati accolti nell'ultima assemblea degli Stati, ma l’esecuzione era stata demandata ai vescovi nei sinodi diocesani. Il nunzio dovrà quindi mettersi in relazione col cardinale «le la Rochefoacauld e o*>n Kichelieu, vescovo di Lu$on. Se gli riuscisse di risolvere soddisfacentemente questa vertenza da cui dipende tutta la disciplina ecclesiastica, il papa ne avrebbe una gioia indicibile. Per la distruzione del calvinismo in Francia l’istruzione ripone grandi speranze nel re Luigi XIII, il quale, provocato dai predica tori calvinisti, era allora in procinto di prendere le armi contro gli tV1* notti. Alla fine del documento si rileva come il papa nella sua qualità «li capo supremo della Chiesa deve rivolgere le sue cure a tutte le nazioni in eguale misura, ma come egli naturalmente ami e onori più di tutti quei principi e quei popoli che si mostrano rigidamente cattolici. Per questo egli è pieno d’affetto paterno 1 Cfr. la presento Opera, voi. XI 114, 124.