Importanti restauri e trasformazioni edilizie sotto Urbano VIII. 973 religioso venne coltivato nei conventi di Roma e soprattutto dai Gesuiti, nel teatro dei Barberini si rappresentarono anche soggetti profani, come nel 1639 la commedia del Rospigliosi « Chi soffre, speri », a cui assistette anche Milton.1 La memoria di papa Barberini non sopravvive nella. Città Eterna unicamente per il palazzo Barberini, forse il più grandioso di Roma;2 questa gli deve ancora una serie di altre costruzioni. Sono già stati ricordati gli ampi lavori a Castel S. Angelo, le fortificazioni per proteggere Roma e il rifacimento del palazzo destinato a Propaganda.3 Anche la scuola della missione romana per gli Ebrei ebbe una degna sede. Si deve al suo protettore, cardinale Antonio Barberini, se coll’aiuto del papa sorse presso la chiesa di pellegrinaggio della Madonna dei Monti un nuovo edificio spazioso, eseguito da Gaspare de’ Vecchi,4 perii collegio dei Neofiti.5 Meritano ancora di essere ricordati i restauri delle mura cittadine e della casa di rifugio delle penitenti alla Lungara, 6 l’ampliamento della Sapienza, di cui fu nominato architetto nell’autunno 1632 il Borro mini,7 i rimaneggiamenti al Palazzo dell’inquisizione,8 l’ampliamento dell’ospedale presso il Laterano 9 e dei magazzini di grano alle terme di Diocleziano.10 Il Tabularium sul Campidoglio fu salvato dalla rovina dal papa trasportando altrove il magazzino di sale che si trovava colà. Furono ampliate le prigioni del Campidoglio e proseguita la decora- 1 Vedi Ademollo 25 s. 1 «Debbo io dare la preferenza su gli altri ad un edificio, io allora scie-glierò il Palazzo Barberini. Esso supera il Vaticano per la simmetria della sua pianta, è uguale per l’ampiezza al Quirinale, e alle ville Farnese e Altieri e per ciò che è addobbamento e raccolta di antichità e di nuove opere d’arte non resta affatto indietro alle ville Borghese, Giustiniani, Chigi, Colonna, e Panfili. Oltre a ciò veduto all’esterno esso fa un effetto assai più bello e più imponente di ogni altro. (Lettere private del presidente de Brosse scritte dall'Italia ai suoi amici in Dijon 1739-1740). 3 Vedi sopra p. 754 s. e p. 865 ss. 4 Vedi Baglione 181. 5 Vedi Hoffmann nella Zeitschr. jiir Missionswiss. XI 81, ove la nuova costruzione è posta nel 1634. L’iscrizione nell'Inventario 19 s. dà il 1635, ma un * Avviso dell’8 ottobre 1639 riferisce, che Urbano VIII visitò allora l’edificio •lei Collegio dei Neofiti « che si fa per ordine del cardinale S. Onofrio » (Urb. H07, Biblioteca Vaticana). 6 Vedi Pollak-Frey 2 s.; Novaes IX 294. Sui restauri delle mura cittadine vedi Nibby, Le mura 338, 364, 368, 381; Forcella XIII 8s.; Inventino 23, 224, 272, 284, 285, 286, 315, 318. 7 Vedi sopra p. 934 s. 8 Vedi Martinelli 12; Ciaconius IV 515. Nel primo piano del palazzo dell’inquisizione sopra una porta si legge: « Urbanus Vili P. M. ». 9 Vedi Inventario 14. 10 Vedi sopra p. 873. Cfr. Baglione 182; Forcella XIII 181; Inventano 3*9, 350. Il collocamento di una scala nei magazzini di grano presso Porta ortese restaurati da Gregorio XV è menzionata dal Totti (55).