980 Urbano VILI. 1623-1644. Capitolo XII. Savoia, eminente mecenate. Similmente anche la chiesa di S. Simeone profeta era unita al palazzo Cesi (Acquasparta) in piazzi. Fiammetta, affittato dall’estate del 1641 all’ambasciatore francese.1 Presso il Tevere si trovavano parecchi alberghi, fra cui il più rinomato, quello dell’Orso. Una località straordinariamente pittoresca era allora la contrada di S. Maria in Posterula, sacrificai;, in tempi recenti al regolamento del Tevere. Nella via Maschera d’Oro si trovava ancora ben conservata la pittura di facciala,, oggi appena discernibile, di Polidoro, Caravaggio e di Maturino, che rappresentava la storia di Niobi;.2 Il Totti ricorda ripetutamene anche altre decorazioni di case di questo genere, venuto di moil sotto Leone N; oggi la migliore idea ne è data dagli affreschi a Palazzo Ricci.8 Meritano ancora menzione i palazzi dei Lancellotti e degli Altemps, l’ultimo con una cappella lussuosa ed una rie biblioteca.4 Andava crescendo d’importanza il Rione di Cani].« M a r z i o quale centro del movimento dei forestieri. L’edificio più grande colà era il palazzo dei Borghese, pieno di tesori artistici. Non lontano di là, presso piazza Nicosia, si trovavano il palazzo Cardelli, quello del granduca di Firenze e quello del cardinale Gonzaga. Molto considerevoli erano due palazzi sul Corso: quello attiguo a S. Lorenzo in Lucina del cardinale Quiñones, comprato dai l’eretti;8 e «niello fabbricato da Vincenzo Ammanati per la famiglia Rucellai, con una delle più belle scale di Roma; esso apparteneva allora ai Caetani 6 ed è passato più tardi in possesso dei Ruspoli. Sul Corso, che solo allora divenne la vera colonna vertebrale della città,7 era il grande ospedale di S. Giacomo degli Incurabili, soprannominato «in Augusta» dal mausoleo di Augusto, erigentesi in prossimità. Su Piazza Trinità de’ Monti (piazza di Spagna) e nelle vie adiacenti abitavano con predilezione molti forestieri, specialmente artisti. Là era anche la casa di Lelio Guidli cioni, la cui biblioteca e collezione di quadri godevano gran fama.8 S. Maria del Popolo formava una specie di museo, specialmente ili 1 II prezzo di affìtto di 1700 scudi annui apparve straordinariamente alt"; vedi Ameyden,-Diario, in data 15 giugno 1641, riprodotto in II Croco» 1888, Nr. 48,'p. 23. 2 Totti 252. 3 Vedi la presente opera voi. VI 263 e Boni zu Ende der Renaissance 3. -• 4 Vedi Totti 261. 5 Nel 1655 il palazzo fu venduto a Costanza Pamfili-Ludovisi e i>el 1690 a Marco Ottoboni; esso appartiene adesso al duca di Fiano; vedi Barac coni, I rioni di Roma, Torino 1905, 212. 0 Vedi Totti 337. 7 Vedi Wòlfflin, Renaissance wnd Barock, ed. dal Rose. Monaco 19-to-p. 242. 8 Vedi Totti 336, 344.