L’appello alla restituzione dei beni della Chiesa. 357 che dei laici, e che la pace religiosa venne conchiusa solo a condizione di tale riserva. In essa non si concede ai protestanti nessuna autorità sulle fondazioni ecclesiastiche e sui conventi nell’impero, poiché gli Stati cattolici non si sarebbero mai spogliati dei beni loro strappati prima della pace di Passavia, se non fossero stati dcH'opinione di garantirsi con ciò il possesso degli altri. Già secondo il diritto comune e le esigenze dell’ordine pubblico, a nessuno è lecito togliere quello degli altri: come si sarebbe potuto concedere ai protestanti un tale diritto contro il clero cattolico ! Se questo punto fosse dubbio nella pace religiosa, con-verrebbe tuttavia attenersi al diritto canonico comune, fino a tanto che un tal dubbio venisse elevato nelle debite forme coll’approvazione deU’imperatore e degli Stati cattolici. E posto perfino che i principi protestanti possedessero incontestabilmente il diritto di riformare i conventi e i benefìci che risiedono nei loro principati, tale diritto non si potrebbe riferire che alla religione stessa e non ai beni, e bisognerebbe concedere ai preti non meno che ai sudditi laici il diritto di emigrare, di vendere i loro beni e portare con sè il ricavato della rendita. Perciò l’imperatore è pienamente autorizzato, come protettore della Chiesa cattolica e giudice supremo nell’impero, di ordinare la restituzione di tutti i beni tolti colla forza. Le circostanze che impedivano prima di far questo sono ora cessate, del nemico secolare non c’è più da temere, l’autorità dell’imperatore c la competenza della causa sono così sicure che nessuno oserà lasciarsi venir la voglia di opporsi alle giuste ordinanze dell’imperatore o troverà motivo di lagnarsene.1 1> ora in poi, il progetto lanciato principalmente dai leghisti di mia restituzione in massa non scomparirà più dalla corte imperiale, '•a i consiglieri dell’imperatore avevano da opporre grandi obbiezioni,^ che non venivano superate così rapidamente quanto deside-rava il uunzio viennese Carlo Carafa. Il 29 dicembre 1627 Carafa riferiva di avere finalmente ottenuto, grazie a Dio, che i vescovadi 1 ‘‘Ha bassa Sassonia e degli altri territori occupati dalle forze im-l'enali dovessero venir restituiti ai cattolici senza ulteriori discussioni e più presto che fosse possibile.3 Sello stesso tempo anche il '■inizio di Colonia, che si trovava allora a Liegi, scriveva al segre-u" 'li Stato sullo stesso argomento: ora, egli dice, dopo che le ,uim dell’imperatore sono vittoriose dentro e fuori dell’impero, è ' mPo di allontanare i vescovi e i canonici protestanti che si uni-u" al nemico, e ciò sotto giustissimo titolo di ribellione, sosti- Ht.r ^ Khevenhuller V 1450. Cfr. Ttjpetz 361 s.; Ritter loc. cit. 97; «REuer 93 g_ | Vedi Tupetz 365 s. edi la lettera in Ritter loc. cit. 99.