424 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo IV. tore spaglinolo, che sperava nella caduta imminente di Casale, lavorava contro a tutto vapore; tuttavia in ciò egli non riuscì al suo scopo, come non era stato accolto il suo consiglio di lasciare ai protestanti tedeschi i beni ecclesiastici,1 e ciò tanto più che i principi elettori e la Baviera, appoggiati dall’inviato del papa, insistevano con tutte le forze per la conclusione della pace.2 Mentri per questo riguardo da parte dell’imperatore si potè finalmente notare un radicale mutamento di pensiero,3 arrivarono anche buon* notizie sul contegno di Richelieu. Il cardinale aveva riconosciuti! che la situazione si metteva male per la sua politica aggressiva: la nobiltà francese era stanca della guerra, il popolo oppresso dalle imposte, il partito della regina madre molto attivo; a ciò Raggiungeva che operazioni militari in Italia non erano favorevoli, tanto che si poteva temere la caduta di Casale, che si trovava agli estremi. Nell’agosto del 1630 l’ambasciatore veneziano espressi' l’opinione che per Richelieu ormai non si trattava che del modo di trarsi dal pericoloso impiccio.4 Il 4 settembre, in seguito alle instancabili premure di Mazzarino, si addivenne in alta Italia fra le potenze belligeranti ad un armistizio che doveva scadere il 15 ottobre. Due giorni prima di questo termine venne firmata in Ratisbona la pace. Vi si erano opposte grandi difficoltà, specialmente da parte degli Spaglinoli che premevano su Ferdinando per indurlo ad un accordo coi protestanti tedeschi ed anche col re di Svezia.5 A ciò s’aggiunse che l’imperatore, in cambio della condiscendenza da lui dimostrata nella questione italiana, esigeva che la Francia si obbligasse a non appoggiare in alcun modo attacchi contro di lui, i suoi paesi ereditari e l’impero. L’ambasciatore francese in Ratisbona, Brulart, lasciato da Richelieu per un mese senza istruzioni, non si credeva autorizzato a fare tale concessione, ma il suo compagno padre Giuseppe. « la cui coscienza era più larga » lo rassicurò col segreto pensiero che il nuovo impegno poteva benissimo venire interpretato anche in senso contrario.6 Dopo di che il 13 ottobre fu raggiunto 1 accordo sul trattato di pace. Il documento comincia col richiamarsi al papa, pastore della Chiesa comune, corrispondendo alle esorta- 1 Vedi la * Relazione di Rocci del 7 ottobre 1630, loc. cit. Cfr. Russo ‘ '• 2 Cfr. le * Relazioni cifrate di Rocci del 19 e 26 agosto, 2, 9 e 16 setti'”1 bre e 7 ottobre 1630, loc. cit. 3 Cfr. la lettera al papa in Khevenhüller XI 1190 s. 1 Vedi Bühring 93 s. Cfr. Heyne 122 s. 6 Cfr. Russo 76. 6 Vedi Ritter III 459 s., e inoltre Keller, Die Friedensverhandlu" zwischen Frankreich und dem Kaiser auf dem Regensburger Kurfürstentag Bonn 1902, 54. Sul contegno del P. Giuseppe in Ratisbona e sulle sue > ^ tative coi commissari imperiali, vedi ancora Fagniez I 447 s. Cfr- Ki-0PF Jt 542 s, .. . .