229 tavano alle loro istituzioni, al loro paese. Ella ha il secreto ri’invaghirci delle cose del più lieve momento, e ben di sovente un involontario sospiro tronca a mezzo il filo della sua amena lettura. Deponendo quinci il severo stile della storia per dar libero sfogo alle belle immagini della poesia ella entra a parlare delle processioni, che formano l’oggetto principale di questa festa, e ne descrive tutta la magnificenza e la pompa. Quivi troviamo la descrizione dell’antica Venezia, quando gli avi nostri cavalcavano ancora per queste strade medesime; e la dipintura di quelle marittime corse, chiamate col nome di freschi, che solevano chiudere un tempo le nostre più belle solennità. Ella accompagna il suo quadro colle più fine e giuste osservazioni, spargendolo di quelle grazie e di quell’aifetto, da cui prende qualità e s’ informa il suo stile. Nelle tre feste che seguono l’Autrice entra in distesi particolari sulla veneta istoria e ne svolge i punti più toccanti e patetici. Quella pel ricupero di Chioggia le offre argomento di parlare delle guerre accanite sostenute dalla Repubblica contro i Genovesi nel principio del secolo XIII di cui appunto fu effetto la breve perdita di quel paese. Ella ci conduce in sulle prime a Bisanzio dove si sollevarono le prime discordie fra le due rivali nazioni, e mette in iscena quel