246 gli che non era da un mese in possesso di colei, per cui avea posto a ripenlaglio vita, pace, sostanze, quel medesimo nel salire le scale della Barbara1 degli Albizzi, al solo udirne la voce, dimentica a un tratto le sue sventure, e, eh’ è peggio ancora, la povera rapita, e accoglie le prime scintille di un nuovo amore, che lo condurrà in breve di pazzia in pazzia, e di sventura in ¡sventura. Per altro ho da dirla? Questa Gel-trude, passando da luogo a luogo, ha fatto tal mutamento, è divenuta sì volgarfamminetta, che quasi quasi non darei tutto il torto ad Egidio s’ci rimanesse preso, con sopportazione del chiarissimo Autore, alle arti di quella Barbara, la più scaltra e maliziata femmina del mondo, sotto colore di semplicità e di modestia, e la quale per giunta era adorna di tutti que’pregi di bellezza, e d’ingegno, che fanno perdonare quaggiù tante mancanze ! Dopo la fuga, e dopo la casa del navalestro, per un buon volume e mezzo la povera Geltrude sparisce dalla scena; e se di tanto iu tanto vi si mostra di nuovo egli è solamente per rappresentare la umil parte della gelosa, e rimanerne sempre spennacchiata e derisa. Ma Egidio pensò un po’troppo tardi alla fuga, quando il suo amore, benché tenuto alquanto desto dal mistero e dall’ ombra, col lungo uso e la consuetudine del vedersi, avea rimesso quel primo