CAPITOLO XII Mecenatismo letterario ed artistico di Urbano Vili. Il ora a la città del Barocco. 1. Se quasi tutti i papi della restaurazione cattolica ebbero cura di promuovere la scienza, ciò doveva esser fatto in particolar modo da un uomo come Urbano Vili, che aveva vissuto in mezzo alla vita scientifica e letteraria della sua età, a cui aveva preso parte personalmente colle sue produzioni poetiche. L’amore alla poesia era tradizionale nella famiglia del papi; egli contava infatti fra i suoi antenati Francesco da Barberino,1 un contemporaneo di Dante, a cui è stato eretto recentemente un monumento nella patria della famiglia. Urbano Vili conservava le poesie morali—filosofiche di Francesco, scritte in puro toscano, come un gioiello, nella biblioteca del palazzo di famiglia, ed ebbe il piacere di vederle pubblicate nel 1640 da Francesco Ubaldini. Il papa si era addestrato già nella gioventù nella poesia latina ed italiana; si conservano di lui anche alcuni versi greci. Egli seppe con grande padronanza della forma chiudere idee ingegnose nei metri dei suoi poeti preferiti, Orazio e Catullo. La biblioteca Barberini conserva le più antiche poesie di Maffeo, composte in italiano.2 Esse risalgono al nono decennio del secolo xvi e nacquero sotto l’influsso di un poeta al servizio dei Farnese, Aurelio Orsi, da cui Maffeo accettò volentieri correzioni.3 Egli allora non pensava ancora a farsi prete, e quindi non può meravigliare, che vi si trovino 1 Cfr. Mazzuchelli II 1, 25 8.; Tirabosciii Vili, Napoli 1781, 4 2 Sono in tutto 13 * sonetti, rimasti fin qui inosservati. Bari. 4009, p. BibliotecaVaticana. • ■ r rarol» 3 Vedi le * Lettere autografe di Maffeo scritte ad Aurelio Orsi in Capr. da Roma, dal 1585 al 1589, ivi p. 17 s.