616 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VII. Tuttavia Mary Ward trovò oppositori anche fra gli amici della Eiforma. Il cardinale Harraeh di Praga non era particolarmente propenso per le Signorine Inglesi, il vescovo di Vienna Ivlesl non voleva saper nulla di nessuna comunità non approvata dal papa,1 e inoltre si sentì offeso perchè Maria non si era accordata con lui prima della sua fondazione in Vienna. Egli fece reclamo in proposito a Eoma, e il 14 luglio 1628 fu ordinato ai nunzi alla Corte imperiale, a Bruxelles ed a Napoli di sciogliere gli istituti delle Signorine Inglesi. Non fu, tuttavia, cosa facile ad effettuare, dati i loro protettori numerosi e ragguardevoli. Non prima di due anni l’Ingoli riusciva ad attuare il suo proposito solo a Napoli, e di più anche nella Fiandra, nonostante le rimostranze dell’arcivescovo di Cam-brai; colà, anzi, furono coinvolte nella sorte delle Signorine Inglesi anche le altre comunità insegnanti, che andavano sotto il nome di Gesuitesse.2 Il nunzio di Vienna Pallotto si limitò nella faccenda a decidere Maria ad un nuovo viaggio a Eoma, verosimilmente per riguardo all’imperatore ed all’Elettore bavarese, del cui favore aveva bisogno nelle trattative per la successione di Mantova. A Eoma Mary Ward trovò di nuovo accoglienza amichevole da parte di Urbano Vili; le fu concesso di patrocinare ancora una volta la sua causa innanzi ad una Congregazione cardinalizia, anzi essa comparì personalmente innanzi ai cardinali e difese la sua comunità per tre quarti d’ora. Ma invano: il 30 settembre 3629 la Propaganda decise, in presenza del papa, la soppressione definitiva delle cosiddette Gesuitesse. Per l’esecuzione della sentenza si dette cura particolare il nunzio di Colonia, Pier Luigi Carafa. Le case di Liegi, Colonia, Tre-viri furono per la sua azione chiuse dagli arcivescovi nel luglio 1630.3 Egli potè menare un colpo contro l’esistenza di tutta la comunità, allorché urtò nella disobbedienza da parte delle Sorelle della sua nunziatura. A Mary Ward in persona il decreto di soppressione della Propaganda non era stato comunicato; essa ne ebbe la prima conoscenza dalla sua consorella Wenefrid Wigniore. Allora essa scrisse il 6 aprile 1630 alle sue sottoposte, che il decreto era surrettizio ed emesso all’insaputa del papa e della Congregazione cardinalizia dal suo avversario cardinale Bentivoglio; che pertanto le sue dipendenti continuassero nel loro genere di "|J e non si facessero sconcertare neppure dalla minaccia della scorni' nica.4 Per influire sulle Sorelle in questo senso, essa mandò " < nefrid Wigmore nel nord, la quale, forse contro la volontà de 1 Al card. Bandini, in data 12 agosto 1628, in Kiewning I 165. 2 Grisar, loc. cit. 131-40. 3 Ivi 141-145. 4 Grisar 143.