Introduzione. 21 Il cardinale francese seppe assai bene attirare il papa nella sua rete, ingannarlo su i suoi scopi, e mantenerlo nell’illusione. Sopratutto seppe far rivivere sempre meglio il timore dominante di venir compresso e schiacciato da parte degli Spagnuoli. Per ciò l’inclinazione naturale del papa era di mettersi dalla parte della potenza più debole contro la più forte. Poiché al re di Spagna apparteneva più della metà d’Italia, egli era venuto a trovarsi di fronte alla Santa Sede sotto l’aspetto civile ed ecclesiastico, in certo modo nella condizione dell’imperatore nei secoli xin e xiv. Nell’opprimente preponderanza di possedimenti di territorio in Italia, e nelle ognor crescenti pretese civili-ecclesiastiche della Spagna, il papa dovette mirare ad un contrappeso, che mettesse al sicuro la sua libertà e la sua indipendenza come capo supremo della Chiesa. Richelieu sfruttò questo stato di cose con tutte le forze; alla sua intelligenza rispondeva la stoltezza degli statisti spagnuoli e imperiali e il loro contegno offensivo verso la Santa Sede, che ripetutamente irritarono con piccinerie. Le lotte che ne nacquero, lo stato assai triste delle finanze pontificie e lo sperpero del denaro da parte imperiale 1 spiegano il ritegno di Urbano di fronte alle continue richieste di denaro da parte di Ferdinando. L’aiuto pontificio indubbiamente non corrispose ai gravissimi bisogni, esso però fu più grande «li quello che comunemente non si creda.2 Se il papa non accondiscese di più, pure potè giustamente addurre, che fra la carestia e la peste i provvedimenti di difesa richiesti dalla guerra di successione Mantovana, avevano esaurito la sua cassa. Fu doloroso, che Ferdinando II si lasciasse intricare da Ferdinando nei torbidi bellici dell’Italia superiore, che trascinò le grandi potenze cattoliche al più acuto contrasto proprio nel momento in cui alla restaurazione cattolica in Germania sorrideva il risultato finale.3 L’ulteriore espansione della sfera di potenza degli Absbnrgo in Italia, della quale si trattava, sembrò, come per la Francia, cosi anche per gli Stati italiani, e particolarmente per la Santa Sede, intollerabile. I grandiosi risultati bellici dell’imperatore in Germania, e le minaccia nti espressioni nel campo imperiale destarono di nuovo in Roma il timore, mai spento, e nutrito da svariate usurpazioni negli affari ecclesiastici, di un cesaropapismo ispano-imperiale. Questo timore fu in prima linea decisivo per il contegno di LTrbano VIII. La sua ansietà riguardava lo Stato della Chiesa solo in seconda linea; l’opinione che il papa ponesse 1 Appunto le lagnanze indi sorte nel 1624; vedi Dchr 11 2, ti99. 1 Vedi Pieper, loc. cit. 480. 3 Cfr. Russo, La politica del Vaticano, 28 e P. Xegri, La guerra per la successione di Mantova, Prato 1924, 2.