-448 Urtano Vili. 1623-1644. Capitolo IV. sovrani civili. Pazmàny si richiamò ai precedenti, ma il pa|u non li volle ammettere. Il cardinale trovò opportuno di troncare la discussione con la dichiarazione che egli intendeva soltanto di eseguire gl’incarichi dell’imperatore. Il cardinale ungherese era un distinto teologo ed un vescovo di grandi meriti per la restaurazione cattolica in Ungheria,1 ma non un diplomatico, altrimenti non avrebbe commesso Fecce-Mi di zelo di esporre la cosa, come se la guerra scoppiata contro l'imperatore fosse una pura guerra di religione, e di attribuire al solo editto di restituzione il passaggio della Sassonia agli Svedesi, affermando a questo proposito che Sua Santità aveva lodato l’editto. Tale affermazione non corrispondeva ai fatti. L’esitante e debole principe elettore Giovanni Giorgio di Sassonia non venne spinto in braccio agli Svedesi dalla paura dell’editto di restituzione, ma dal fatto che Tilly commise l’errore fatale d’invadere la Sassonia, per costringerla ad uscire dalla sua neutralità armata e ad unirsi all’imperatore.2 Ma, a parte tutto questo, il contegno del papa di fronte all’editto imperiale era stato assai freddo.3 Urbano Vili vi accennò subito con grande energia, ricordando che egli in concistoro, come testimoniavano i verbali, si era espresso intorno all’editto così indeterminatamente da doversene piuttosto dedurr«-che egli, pur lodando la pietà e lo zelo dell’imperatore, non aves>e tuttavia data all’editto la sua approvazione.4 Se i] segretario dei brevi, nello scrivere la lettera all’imperatore era andato nelle espressioni troppo innanzi, ciò non corrispondeva al suo pensiero. Egli, il papa, aveva certo approvato il fine dell’editto di restituzione, non però la sua forma ed esecuzione. Amaramente si lagno che dei beni ecclesiastici riconquistati « ai veri proprietari non si fos>e restituito niente e i principi si fossero tenuto tutto per loro, co-"*» forse che ora Iddio puniva coi suoi castighi ».5 II cardinale Pazmaii} non sapeva che ribattere a questa osservazione. Continuò perei" nella sua esposizione dicendo: « L’imperatore sa molto bene c 11 non mancano persone le quali, ingannate dalla passione del loi» odio, credono e si danno cura di far credere anche ad altri fin' guerra in Germania sia una guerra semplicemente politica, clic »"'• ha da fare nulla con la religione, o, ciò che è lo stesso, che la gnerr> abbia solo lo scopo di spezzare la potenza della Casa d Au-st,1'‘ 1 Cfr. quanto dicemmo nella presente Opera, XI 242 nota e sopra a p- * ^ Vedi anche il * Breve elogiativo dell’8 giugno 1630 Epist. VII- Art ! segreto pontificio. 2 Vedi Doberl, Bayern I 551. 3 Vedi sopra p. 447 s. . c0ine 4 Che in ciò non vi fosse alcuna « menzogna veramente eroica >■ pensa Gregorovius (57), ha già rilevato Tupetz (443 A. 2). ^ ( 5 Similmente scrisse anche il Cardinal Barberini il 10 aprile 163- •< Leman 150, n. 2.