322 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo III. Nemmeno il cardinale Harrach era del tutto d’accordo con la procedura finora seguita. Egli espose il suo parere in un difiuso memoriale nell’estate 1626, concludendo che in avvenire bisognava procedere con un piano unitario e ben meditato. Le proposte di Harrach vennero discusse a Vienna in una commissione presieduta dal cardinale Dietrichstein e costituita verso la line dell’anno 1626. L’arcivescovo di Praga desiderava particolarmente l’erezione di quattro nviovi vescovadi in Boemia, perchè il solo arcivescovado di Praga non era suflìcente per tutto il paese. Inoltro il clero doveva riavere seggio e voto fra gli Stati del regno e precisamente prima (li tutti gli altri stati, com’era nel passato. Che si restituissero i beni ecclesiastici sottratti all’epoca degli bussiti, ovvero si trovasse un compenso adeguato. Infine, per la trasformazione religiosa del paese, Harrach raccomandava di emanare una legge che obbligasse tutti i non cattolici a emigrare. Non si do^ < va tollerare che i signori nei loro castelli ospitassero ancora predicatori o funzionari protestanti. Egli desiderava ancora che la proibizione del matrimonio religioso per i non cattolici trovasse un’applicazione più severa.1 Le proposte di Harrach subirono molte modificazioni e per lo più attenuazioni ad opera di teologi che Ferdinando II volle consultare. 11 documento conclusionale sulla riforma della Boemia venne compilato probabilmente dal gesuita Guglielmo Lamormaini. che dalla primavera del 1624 era confessore dell’imperatore. Esso porta le firme di lui e del suo confratello Enrico Filippi. 1 primi quattro capitoli sono firmati anche da altri teologi. Secondo l’opinione di Lamormaini, vista la situazione del paese, era necessario limitarsi in un primo tempo a quello che era urgentemente indispensabile. Perciò l’erezione di nuovi vescovadi poteva digerirsi a tempo più opportuno.2 «Appena quando sl sarà soddisfatto ai bisogni già dimostrati delle parrocchie, specie di quelle che soffrono per la mancanza del clero, appena allora si potrà provvedere alla dignità e alla maestà della Chiesa e del elei" Per quello che riguarda i beni ecclesiastici che ora si trovano in possesso dei laici, i teologi pensano che l’imperatore non sia obbligato alla restituzione. E vero che molti di essi furono sottratti alla Chiesa, ma altri hanno mutato padrone in modo legittimo e 1 Ginbelt 242 ss.; Hurtek X 165; KrAss 196 s. 2 Traduzione del memoriale scritto di proprio pugno dal Lamormai'1 (Hukter X 166) in Hist.-polit. Blàtler XXXVIII (1856) 888-910. Cfr. inoltre ivi CVJ1 416 s.; Duhr II 2, 344 s. 711; Scur.ElKZ, Gesch. des Bi*tu.ms >''' merit: I, Warnsdorf 1912, 26 s.; KróSS 198 88. l’er la data una osserva/i"1" in Dudik, Korrespondem l.amormaìnis 47 s.; l’imperatore scrive l’ll di''!l bre 1626 che Harrach si è ieri dichiarato d’accordo coll’opinione diLamorroaiu