Giansenio e St. Cyran. 645 Verosimilmente per un cambiamento d’aria reso necessario dall’eccesso di lavoro, Giansenio si recò per un tempo piuttosto lungo a Parigi, e qui strinse amicizia intima con un coetaneo, che per molti lati era l’esatto contrapposto del freddo figlio dell’arti-giaiio del Nord, ma che sulla formazione del giansenismo doveva avere una influenza non minore di Giansenio stesso. Du Yergier do Hauranne, un Francese meridionale dal sangue caldo, di nobile famiglia,1 non era punto natura di scienziato, nonostante i suoi ampi studi; e se prende la penna in mano, riesce per lo più diffuso e prolisso, spesso addirittura eccentrico, bizzarro, astruso.2 Nel suo primo opuscolo egli si rese addirittura ridicolo. Enrico IY aveva rivolto una volta, per passatempo, ai teologi la domanda, se un re, che per avventura in un assedio capitasse in un’estrema mancanza di vettovaglie, potesse prendere e mangiare uno dei suoi soldati. Lo scrittarello del Du Vergier prende la cosa sul serio ed esagera ancora la questione: secondo esso, non solo nel caso citato, ma anche in un paio di dozzine di altri è permesso, ed anzi obbligatorio, darsi da sè la morte.3 Ma, per quanto poco il Du Vergier fosse scrittore, pure nelle relazioni personali e nella direzione delle anime egli sapeva infondere anche negli altri il fosco ardore che consumava il suo interno, e costringere anche uomini notevoli a seguirlo nelle sue vie, quasi per forza magica, con l'impressione complessiva della sua personalità di gran forza volitiva, col mistero mistico di cui si circondava, col tono profetico in cui, come un illuminato da Dio, pronunciava le sue decisioni.4 1 Lancelot, Mémoires touchant la vie de M. de St. Cyran, Colonia 1638; 1 ! afe pan È re, Étude sur Jean du Verger de Hauranne, abbé de St. Cyran 1581 à 1643, Lovanio 1912 (su di esso J. Brttcker nelle Recherches de science HI [1912] 370); J. Brucker, Lettres inéd. de St.—Cyran da/m un manuscrit «e Munich, ivi 428-445, IV (1913) 342-381; Bremond IV 36 ss. 2 Brijcker, loc. oit. IV 345. 1 Question royale, où il est montré, à quelle extrémité principalement en temps de paix le sujet pourroit être obligé de conserver la vie du, -prince aux dépens "e la sienne, Parigi 1709. Alcuni passi in [Patouillet] III 340. 1 Un giudizio sul carattere di quest’uomo singolare è assai difficile. Secondo il Ste.-Beuve (I 272 ss.) egli è un gran genio ed un carattere incomparabile, secondo il Bremond (I V 49 ss.) invece, un mediocre sotto ogni 'apporto, un malato di spirito e d’anima. Nessuno, però, nega l’influenza Potente ch’egli sapeva esercitare nelle relazioni personali (prove in Bremond 38 ss.). Una caratteristica del suo genere di direzione spirituale è data ' Brucker nelle Recherches IV (1913) 362-381. Su i lumi straordinari, !' '''Sii si attribuiva, ivi 365 ss. e Bremond IV 42 ss. Secondo Dionigi Petau 1. 11 Vergier era «esprit inquiet, vain, présomptueux, farouche, se commu-JJ'Muant peu et fort particulier dans toutes ses manières . .. (in Rapin, His- 'nre 30). Secondo il vescovo Pallu, Vincenzo de Paoli disse di lui: « Je vous Proteste que vous ne vîtes jamais homme aussi superbe, ni aussi attaché “ propre sens» (in Maynard II 282s. n.). Il Richelieu ne giudicava: e«t Basque, ainsi il a les entrailles chaudes et ardentes par tempérament;