456 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo IV. dicati i mezzi per appianarla. Dopo una diffusa esposizione di tutte le premure del papa per la pace ed i punti di vista che in ciò si dovranno nuovamente far valere, viene accentuato ancora quanto segue: Tunica mèta del papa è la sicurezza della religione e della pace, senza qualsiasi parzialità per l’una o l’altra parte; perciò le singole proposte non dovranno venir fatte in nome del papa. Questi vuol essere mediatore, non arbitro. Di fronte ai protestanti bisogna salvaguardare gli interessi della Chiesa cattolica, ma non entrare in diretti rapporti con loro. Col nunzio rispettivo deve regnare intimo contatto e piena armonia. Si riferisca quotidianamente e in casi particolari per mezzo di corrieri. Dopo una descrizione degli incidenti coi cardinali Borgia e Pàzmàny, viene ancora particolarmente esposto perchè il papa non possa concedere all’imperatore e alla lega più del sussidio mensile di 10.000 talleri. Essere un errore il credere che la Santa Sede possieda montagne d’oro, che rifiuti di mettere a disposizione per la guerra contro i protestanti. Lo Stato pontificio è molto piccolo, le sue entrate, in confronto di quelle di altri stati, molto esigue, le spese invece dal 1623 in qua grandissime; anche altri papi non avevano voluto intaccare il tesoro del Castel S. Angelo e oltre a ciò si erano dichiarati in senso contrario anche i Romani. Per quello che riguardava l’alleanza franco-svedese, il papa aveva tentato tutti i mezzi coi suoi nunzi, con Brevi e con alti scritti diretti a Parigi di ottenerne lo scioglimento. Il Santo Padre non abbandonerà mai il suo atteggiamento imparziale come padre universale della cristianità coll’entrare in alleanze alle quali vanno congiunti fini politici, poiché solo così il papa è in grado di ristabilire la pace fra le grandi potenze cattoliche contendenti. Egli può attestare innanzi al tribunale di Dio, come la pace sia stata e sia sempre la sua cura principale e più assidua. Il papa prevedeva quanto difficile fosse il compito dei nunzi straordinari, i quali di fatto non raggiunsero nulla.1 Perciò con»' già molte altre volte nel passato, egli ricorse di nuovo all'iuut0 di Dio. Ordinò pubbliche preghiere per le angustie della 1 1|U"'‘ specialmente in Germania, concedendo ai fedeli delle indulgenza. Il 6 giugno 1632, domenica della SS. Trinità, e nei due gioì»1 seguenti doveva tenersinel la chiesa di S. Maria della "Vitto1 M la preghiera delle quarant’ore con un’indulgenza plenaria tutti coloro che vi avrebbero partecipato. iTel terzo giorno ^ papa, accompagnato da molti cardinali, si recò persona mente a celebrare una messa propiziatoria in quella ehies.* che deve il suo nome alla vittoria della Montagna Bi»lua- 1 Cfr. Leman 213-240. l65. 2 Cfr. Bull. XIV 223 s., 254., 286 s.; Müller, Friedensvermittlungen 3 Vedi Schnitzer, loc. eit.; Leman 194 s.