Il furore anticattolico in Inghilterra: le falsità di Giacomo I. 123 ■ lei Monte Bianco aveva fatto divampare ancora più il furore nticattolico, perchè parve implicare un nuovo pericolo per il rotestantesimo. Di tutte le potenze cattoliche la Spagna passava Mivra ogni altra per il regno delle tenebre, ed il suo re come il luogotenente di Satana in persona. Ed ora s’affacciava anche la minaccia che il progettato matrimonio del principe ereditario por-ì asse sul trono inglese una Spagnuola, e con lei la vecchia religione tcesse la sua ricomparsa nel regno. Nonostante tutto però il re teneva fermo al progetto di ottenere uer suo figlio la mano dell’infanta spagnuola e i suoi ducati per la iropria borsa smunta. Di fronte a Roma tentò di continuare anche ■ >ra le sue arti da barattiere. Tre giorni dopo l’apertura del parlamento Giacomo I ebbe un colloquio coll’ambasciatore spagnuolo ''anniento, ora conte Gondomar. Ricevendolo a Westminster, il re gli fece osservare che s’era cantato tutto in lingua latina, dunque secondo l’uso cattolico. Gondomar rispose di augurargli un totale ritorno all’antica Chiesa. Se si potesse trattare la cosa spassionatamente, rispose Giacomo, sarebbe certo possibile di trovare un accordo. Per quello che lo riguardava personalmente, egli era pronto riconoscere il papa come capo spirituale della Chiesa e di ammet-'ere per i vescovi inglesi il diritto di appellarsi al pontefice, a indizione che il papa non s’ingerisse nel governo civile e rinunciasse a voler deporre a suo arbitrio i principi civili. Se egli nei noi scritti aveva chiamato il papa anticristo, ciò era avvenuto perchè il papa si era arrogato il potere sopra i principi, non perchè i affermava capo della Chiesa. Gondomar sapeva quello che valevano tali assicurazioni. Egli regò il re di dargli la mano in segno che faceva sul serio. Gia-)ino gli porse la mano ed espresse il desiderio, per ragioni trasparenti, che l’ambasciatore rapportasse il colloquio a Madrid. Gondomar eseguì l’incarico, ma dal suo scritto non traspare affatto ch’egli nutrisse la minima fiducia nella parola d’onore del re. Prima, così egli scrive in patria, quando era ancora novellino al suo posto, avrebbe forse dato peso al colloquio, ma ora si sente solo di affermare che per Iddio niente è impossibile.1 Nel suo discorso d’apertura del parlamento Giacomo non potè evitare un accenno al matrimonio spagnuolo. Si teme, egli disse, che esso potrebbe condurre alla tolleranza dei cattolici; vero è invece ch'egli nulla intraprenderebbe che recasse pregiudizio all’onore della nazione o nocumento alla religione.2 Ma con tali dichiarazioni generiche il re non ottenne nulla. Xell’odio contro gli Spagnuoli e i cattolici il parlamento non era da meno del popolo minuto. 1 Gardixer IV 25 s. 5 Ivi 25.