Carafa nunzio in Boemia. 211 ma armonizzava perfettamente col carattere energico del nunzio ,u chi gli aveva dato l’incarico. Carafa nei suoi rapporti biasima aspramente i consiglieri di Vienna, i quali non sanno superare la loro lentezza, nemmeno « quando si tratta piuttosto di agire . he di riflettere ». Secondo la sua opinione, con maggiore coraggio e risolutezza sarebbe stato facile reprimere fin da principio la rivolta boema.1 bielle misure prese finora per il ristabilimento della situazione ecclesiastica boema, egli non vede che irresolutezze e mezze misure. Convinto della verità della religione cattolici. al di fuori della quale non c’è salute, egli considera la riforma della religione nella Boemia non solo opera di buona polit ica dm anche un benefìcio perii popolo, la cui decadenza in Germania ■ (ime in Boemia è dovuta all’eresia, e particolarmente come un dovere verso Dio, al quale l’imperatore deve particolare gratitudine per la sua miracolosa vittoria. Con questi sentimenti Carata era deciso di prendere in mano con tutta l’energia la causa della restaurazione cattolica. Da principio fu instancabilmente in ■•pera nel procurarsi informazioni d’ogni specie e cercandole da varie parti sulla situazione. Per le condizioni boeme suo principale informatore era un eccellente sacerdote, il canonico Platais von l’Iattenstein.2 I suoi rapporti con Boma dimostrano quanto vasti •• profondi fossero i sondaggi del Carafa. Egli raccolse una grande quantità di notizie sulle persone, sui rapporti religiosi e statali •• mi] loro storico sviluppo, e anche sui rapporti della Germania '"il tutte le altre potenze europee. Spesso egli era più informato ' he lo stesso imperatore. Spiava attentamente il corso degli avvenimenti per cogliere e sfruttare tutte le occasioni che potessero favorire i suoi progetti. Siccome, egli diceva, si tratta della causa ■li Dio, non si deve usare come unica misura la eccessiva prudenza 'inuma. «Sta in noi di fare il nostro dovere, rimettendoci per il resto alla bontà divina ».3 « Riguardi terreni, rispose una volta 1 f-ichtenstein, non devono ostacolare la gloria di Dio. Quando 'hinque faremo quello che ci chiede il servizio di Dio, dobbiamo '■''ere convinti che la Divina Maestà non ci lascierà per questo "''nardo cadere in pericolo ».4 Carafa cercò anzitutto di ottenere dairimperatore l’espulsione l,Ji calvinisti e settari. Ferdinando II s’era già consigliato poco ,P° la battaglia del Monte Bianco con altri teologi, specialmente 1 Usuiti,5 in alcuni casi aveva ordinato la restituzione dei beni 1 \ edi Carafa, Belatione, ed. Müller 147. Intorno a Platais di Plattenstein vedi Kollmann", Acta I 54 n. 6. t ' e<ìi Belatione, ed. Müller 243. Lettera del Carafa del 17 settembre 1622 nella Zeitschr. iiir hath. Theol. lf») 736., 1 fr. Kröss in Hist. Jahrb. XXXIV 25 s.