Urbano Vili mecenate dei dotti 919 Agostino Mascardi, fu nominato da lui suo cameriere segreto con uno stipendio annuo di 500 scudi e chiamato poi all’Università.1 Egli tentò due volte di attirare a Roma il gesuita Dionisio Petavio, che si era acquistata una gran fama colla sua « Cronologia », il che tuttavia non si potè effettuare per la debolezza di salute dello scienziato, e perchè egli non poteva fare a meno per le sue opere delle biblioteche parigine.2 Al famoso Leone Allacci Urbano Vili dette l’incarico di trattare della favola della papessa Giovanna; questo lavoro apparve nel 1630 in Roma.3 Dieci anni più tardi fu stampata quivi la storia della famiglia Barberini di Carlo Strozzi, che fruttò all’autore una chiamata a Roma.4 L’incarico dato a Cesare Magalotti di scrivere una storia dell’Ordine di Malta non venne effettuato.5 La medesima sorte ebbe un altro piano di Urbano Vili, assai più importante e straordinariamente di attualità, quello di opporre alla storia tendenziosa del concilio di Trento del Sarpi una rappresentazione veritiera largamente utilizzante gli atti dell’Archivio segreto pontificio. Egli dette questo incarico al gesuita Terenzio Alciati. Nell’autunno del 1626 il papa comandò al suo teologo e cameriere segreto Agostino Oreggi di porre a disposizione di quello scienziato tutti gli atti della grande assemblea ecclesiastica esistenti nell’Archivio segreto pontificio. Nell’agosto 1629 egli incaricò gli agostiniani di S. Giovanni a Carbonari a Napoli di rendere accessibili all’Alciati le carte lasciate dal cardinale Seripando conservate là e tutti gli altri atti riferentisi al concilio di Trento.6 L’Alciati si accinse con grande coscienziosità al suo compito ed ottenne, nonostante gli ostacoli frapposti dall’archivista Conte- letta subito da capo a fondo dal papa. A questo genere appartengono anche la * « Relazione delle reliquie antiche trovate con l’occasione della nuova chiavica scritta da Cipriano Cipriani » (arciprete d. Rotonda), ivi 4301 e 4311, e * tc Discorso del cavalier G-ualdi del conservare le memorie et edifìcii antichi et in particolare per risarcire il Ponte di Rimini» (1640), ivi 4309. 1 Vedi Renazzi III 97. 2 Vedi Knei.ler nel Freib. Kirchenlex. IX2 184 s.; Sommervogel II 1902; Fouquera Y V 280 s.; ivi IV 266 s. sul tentativo di far venire a Roma I. Sir-moni. * Breve di ringraziamento del dicembre 1640 al Petavio nelle Epist. XV-XVI, Archivio segreto pontificio. * Lettere originali del Petavio a Grer. Aleandro, al card. Francesco Barberini e ad Urbano VIII nel Barb. 2185, loc. cit. 3 Commentatio in Ioannae Papissae fabulam. Cfr. L. Allatii, Apes Urbanae 177; Dollinger, Papstfabeln2 (1890) 1 s. 4 Sopra la copia regalata da Carlo Strozzi al papa della Cronaca di Dino Compagni, a cui Urbano Vili medesimo avrebbe fatto la rilegatura, vedi Recmont nello Hist. Jahrbuch VI 151 s. Secondo il Renazzi (III 118) Urbano Vili chiamò Giambattista Strozzi a Roma e gli assegnò un alloggio in Vaticano. Lo Strozzi ritornò più tardi a Firenze. 5 Cfr. Arch. stor. ita!. 5a serie I 127 s. Ivi sopra un altro lavoro del Magalotti dedicato ad Urbano Vili. 6 Vedi Ehses nella Bóm. Quartalschr. XVI 297 s.