Avvertimenti di Gregorio XV al suo liepote il cardinale Ludovico. 67 abbazie.1 Non biasimiamo che si erigano chiese, collegi ed opere pie: al contrario. Ma valore più alto hanno per noi quelle buone opere che lungi da ogni ombra di vanagloria, partecipano del vero amore del prossimo ed a questo danno più genuina espressione ». Per i templi di pietra morta non dimentichi un principe della Chiesa coloro che sono i veri templi dello Spirito Santo; i poveri, cioè, degli Ordini e del laicato, che, generalmente parlando, soppor-; ano con pazienza le miserie di questa vita e meritano d’essere sostenuti colle limosine, affinchè per umana debolezza non vadano in rovina. Tutta questa serie di consigli, dati in una conversazione in-! ima col più prossimo congiunto e non destinati alla pubblicità, costituiscono una prova irrefragabile dei profondi sentimenti cristiani di Gregorio XV, della sua saggezza e della sua freschezza ■ li mente. Dimostrano inoltre in modo inconfutabile che lo spirito della rifoi'ma cattolica aveva conquistato tutta la Chiesa ed era penetrato in alto fino ai più alti gradi. Erano passati circa cen-anni da quando la morte di Adriano VI, animato dagli stessi nobili sentimenti, aveva provocato in Roma uno scoppio selvaggio di gioia e pareva aver reso impossibile la trasformazione dell’eterna città e della Chiesa nel senso voluto dal pio neerlandese. E tut-: avia la riforma era passata ed ora trionfava, prova questa fra le più meravigliose di quella forza stupefacente che è innata nella Chiesa cattolica, la quale sa ognora rinnovarsi dall’interno verso l'esterno e in poco tempo risollevarsi con giovanile.energia da una decadenza che poteva sembrare definitiva. 1 Si riferisce forse ad Alessandro Farnese !