Khevenhiller e le sue obbiezioni contro il matrimonio ispano -inglese. 137 religioso un passo più in là di quello che avrebbe stabilito il Vicario di Cristo sulla terra, anche a costo di perdere tutti i suoi regni.1 Immediatamente Filippo IV scrisse di propria mano al papa pregandolo di concedere la dispensa per il matrimonio coll’eretico.2 Re, nobiltà e popolo di Madrid festeggiarono con vero entusiasmo l’arrivo degli ospiti inglesi che frattanto avevano deposto l’incognito; ma per la diplomazia esso costituiva un bell’imbarazzo. L’infanta era già prescelta come sposa del figlio dell’imperatore Ferdinando, e perciò fu l’ambasciatore imperiale Khevenhiller che diresse contro il matrimonio inglese le sue armi più grosse. Questi matrimoni con eretici, diceva, non sono mai accompagnati da benedizioni. Se la linea degli Absburgo in Spagna venisse ad estinguersi, il progettato matrimonio farebbe sì che la corona dei re cattolici toccherebbe ai calvinisti inglesi: Giacomo I, continuava, vuole il matrimonio solo per motivi politici, ma la Spagna dall’amicizia inglese non ricaverà che danni. L’infanta stessa diventerebbe in Inghilterra o una martire o, in onta eterna degli Absburgo, una calvinista. In quest’ultimo caso tutti i promessi vantaggi per i cattolici inglesi si ridurrebbero a niente. L’infanta non è addestrata in questioni di controversia religiosa; si dia piuttosto all’inglese una principessa imperiale che conosce meglio i maneggi degli eretici. L’esempio del conte palatino provava che non si poteva fidarsi della parola e del giuramento dei calvinisti e il caso di Enrico IV di Francia dimostrava che, quando occorresse, erano anche pronti ad assistere alla messa, a ricevere i sacramenti e a riconoscere il papa.4 Forse più grave ancora era stato l’imbarazzo che provò all’arrivo dei due ospiti l’Olivares. Egli fu costretto ora a sollecitare, almeno in apparenza, il compimento del matrimonio. D’altro canto per il matrimonio ci voleva una sposa, e Olivares sapeva che nessuna era più avversa al matrimonio del la prescelta delprin-cipe, la quale non voleva essere data in braccio ad un eretico per ragioni politiche.5 Qui si trattava per il ministro di aguzzare il cervello per trovare, in questa complicata situazione, una via di uscita. V’era certo una via di uscita ch’era a portata di mano. « Regoliamo la cosa senza Roma », diceva Olivares a Buckingam. « Benissimo - rispondeva questo - ma come fare ! ». « Molto semplicemente, - aggiungeva Olivares - basta che il principe passi alla religione 1 Gardiner V 11. 2 Ivi 12. 3 Descrizione delle feste in Khevenhiller X 237 ss.; Lingard 1X 203; JnsTi 310 s., 317 s. 4 Khevenhiller X 241 ss. 5 Justi loc. cit. 328.