351 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo III. quista dei vescovadi della bassa Sassonia, alla quale aveva pensato fin dal principio della guerra il nunzio di Colonia Pier Luigi Carafa,1 come pure il governo imperiale. Si sperava colle pressioni sui capitoli di Halberstadt e Magdeburgo di procacciare questi benefici all’arciduca Leopoldo Guglielmo, figlio minorenne di Ferdinando II, il quale poco dopo successe a suo zio Leopoldo nei vescovadi di Passavia e di Strasburgo. Mentre in tal modo il nunzio Carafa ed il P. Lamormaini associavano gl’interessi della Chiesa a quelli dell’imperatore, sollecitarono anche quest’ultimo a ridurre la situazione religiosa delle città paritetiche dell'impero allo stato in cui si trovava ai tempi delle pace religiosa di Augusta.2 Dopo la splendida vittoria di Tilly presso Lutter sul Baremberg (agosto 1626), vittoria che venne considerata come un giudizio di Dio,1 le tendenze di questo genere avevano tutta la speranza di riuscire. Il papa, che aveva celebrato questa vittoria con un pontificale nella chiesa nazionale tedesca dell’Anima,4 come aveva già fatto per la vittoria di Wallenstein al ponte di Dessau, si attendeva ora che se ne cogliessero i frutti per la restaurazione cattolica; e fu penosamente sorpreso che dapprincipio ciò non avvenisse. A Roma s’ignorava di chi fosse la colpa, se dell’imperatore o del Wallenstein.5 Anche la maggioranza dei cat tolici zelanti della Germania, e specialmente i leghisti, condividevano l’opinione del papa che ora 1 In una relazione in data Colonia 1625 giugno 22, P. L. Carafa espone al earil. segretario le intenzioni del re danese, questo capitai nemico della religione cattolica, sui vescovadi di Brema, Verden, Ilalberstadt e Magdeburgo, facendo risaltare la necessità di contromisure. « Si stima però necessario che prima c hab-biano effetto questi trattati che l’imperatore vi si opponga anche coll’arnie, comandando a tutti li sudetti capitoli d’assegnare a persone cattoliche la successione di detti vescovadi anco in vita de’ loro pseudovescovi, poiché quei vescovadi ed altri sono stati occupati « con tra formam compactatorum Passaviensium e perciò S. M. Ces. può con giusto titillo e in vigore di detti concordati restituire a cattolici detti vescovadi e ridurre il vero culto divino in quelle cnieM? profanate dalla simonia e dalla perversità di quel re e de’ suoi fautori, supponendo, che quando di presente Sua Mai. Ces., che si trova vittoriosa ed armata-non vi applichi il rimedio, si potrà giustamente temere, che impossessato.-i i re Dano di quei vescovadi, possa facilmente aspirare ed occupare quelli d’Osnaw-burgo, d’Ildesia, di Paderbona e di Monastero, che nella Wesfalia sono con tigovi a quelli. Ilo stimato mio debbito di dir tutto ciò a V. Ill.ma »ihne che se ne passino offici efficaci coll’imperatore, e per intendere se sarà tro\at» buono ch’io di quà ne promova trattato con Sua Mai. Ces. ». 2 Vedi Ritter loc. cit., 88 s., 90 s. 3 Vedi Carafa, Germania sacra 310; Tupetz 359 s.; Riezler V 341. 1 Schmidlin 454 s. . • er 5 * «Pare alla Stil di N. S. che Cesare, o per colpa del suo consiglio o i" quella de’ suoi capitani o per soverchia cautatione del duca di Pridlamb frutto cavi dalle vittorie». Il segretario di Stato a Carafa 1626 ottobre 24. coletti II 993, Biblioteca Vaticana.