510 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo VI. vevano piegarsi, anche il re. E lo Stato per lui non erano i venti milioni di Francesi che conteneva, ma solo colui che, concentrando tutti i poteri in una sola mano, lo dirigeva. Per questo nuovi» sistema che egli applicò, con la più ferrea, logica conseguenza, .• ammantò del nome di « ragione di Stato », non esistevano nè i diritti degli « stati » o classi sociali, nè i riguardi religiosi, n. quelli morali. Tutto quanto si opponeva a questo misterioso e terribile concetto di Stato doveva venir distrutto, tutto quello che gli giovava era permesso, anzi comandato; tutto, anche la menzogna, l’inganno, la durezza e la crudeltà.1 Tanto nella creazione di un governo assoluto nell’interno, con ■ all’estero nello sfruttare tutti gli Stati per elevare la Francia all’egemonia europea, in luogo della potenza ispano-absburgica. l’ambizioso despota venne favorito da una rara fortuna che abbagliò molti, ma non tutti i suoi contemporanei.2 Yero è che Ri-chelieu ebbe da combattere continuamente con una resistenza, ora occulta, ora aperta. Alle alleanze, disapprovate dal papa, facevano opposizione i cattolici intransigenti della Francia, sema però ottenere alcun risultato. Contro il peso delle imposte, cresciuto in causa delle guerre in modo insopportabile, si levarono in molte provincie i sudditi travagliati, i Croquants nel Périgord o Saintonge e i Nus-pieds nella Normandia. Richelieu ebbe facili' gioco nel reprimere sanguinosamente queste insurrezioni; maggiori invece furono i pericoli che lo minacciavano da parte della coalizione di alcuni grandi e in seguito al carattere del re. Tuttavia 2" riuscì di rinsaldarsi nelle grazie di Luigi XIII e di distrugge'1' tutti i suoi avversari politici, che si erano levati contro di lui. « oppressore della Francia e perturbatore dell’Europa ». Gli uni dovettero fuggire, gli altri trasmigrarono in carcere, molti come il maresciallo di Marillac, il duca di Montmorency, il marchese di Cinq-Mars e il presidente De Thou finirono sul patibolo.3 Co--l’uomo, intorno al quale si estendeva come un’atmosfera di terrore 1 Vedi Avenel I 188 s., 233 s. « .Révolutionnaire dans son but, Biche » 1 le fut nécessairement dans ses moyens. Parmi les nombreux procès politiq11 qui signalent son ministère, beaucoup furent iniques, mais tous furent illégi,u* Il n’en est pas un où les formes de justice aient été respectées », giudica A'1 N (I 194). Cfr. Andreas, loc. cit. 634. 2 * « Vulgus felicia scelera pro virtutibus ducit, tu [viator] contra w infelicius felice scelere cogita», si legge in un’iscrizione funebre che fa un se ^ bilancio dei peccati di Bichelieu. « Supra omnes mortales ambitione laboi i' super plurimos avaritia, regiae pecuniae prodigus, suae parcus. Crudeli* p; ' sus, ubi offenderai crudelior. Ecclesiam afflixit cardinalis, sanguinem sacerdos ». Barb. 2645, p. 91, Biblioteca Vaticana. . g.,j. 3 Cfr. De Vaissière, L’affaire du maréchal de Marillac, Pang1 • ^ J. P. Basserie, La conjuration de Cinq-Mars, Parigi 1895; L. i> Hai1 La conspiration de Cinq-Mars, Parigi 1902.