Richelieu. 511 e di sangue,1 trionfò tanto nella politica interna che estera. I suoi favoriti e parenti ricevettero i primi posti nell’esercito, sposò sua nipote con un principe di sangue reale, il figlio maggiore di Condé, il duca di Bnghien. Governando in tutte queste cose con piena onnipotenza e diventando sempre più dispotico, egli regnò come un secondo re al quale non mancava che il nome.2 Luigi XIII, che egli dominava con l’espressione della devozione più profonda, e con una logica inesorabile, gli si affidò in tutto e per tutto, nè osava opporsi nemmeno ad ordini che riguardavano la sua casa.3 Portino la scelta dei suoi confessori dovette rimettere al suo ministro, il quale a questi consiglieri della coscienza reale impartiva alle volte assai strani suggerimenti.4 D’origini più che modeste, Bichelieu trovò modo d’aumentare continuamente le sue ricchezze. Disponeva alla fine di un’entrata annua di tre milioni di lire e alla metà di esse dovettero contribuire i beni ecclesiastici.5 Nemmeno i suoi avversari però ebbero mai a ridire sulla rigida condotta morale del cardinale, il quale si comportò sempre correttamente anche nelle funzioni ecclesiastiche. Richelieu era consapevole della sua superiorità intellettuale, come 1 Vedi Federn 133. 1 Cfr. l’elogio che ci trasmette Laemmer (Zwr Kirchengesch. 51): «Theologus in aula, Episcopus 3ine plebe, Cardinalis sine titulo, Rex sine nomine. Unus tamen omnia. Nativam habuit felicitatem in consilio, securitatem in bello, victoriam sub signis, socios in procinctu, amicos in obsequio, inimicos in carcere, cives in servitute, hoc uno miser, quod omnes fecit miseros. Tam '«culi sui tormentum quani ornamentum ». In una satira del 1636 si legge: . . . C’est le ministre des enfers, C’est le démon de Timi vers, Le fer, le feu, la violence, Signalent partout sa clémence. Les frères du roi maltraités, Quatre princesses exilées, Trente provinces désolées, Les magistrats empoisonnés, Les grands seigneurs emprisonnés, Les gardes des sceaux dans les chaînes, Les gentilshommes dans les giines. Richelieu 307. Il cardinale Maurizio di Savoia diresse a Richelieu la se- Snente apostrofe: O tu cui fu da Dio concesso il vanto D’esser nel Vaticano cardine altiero, Dei Galli armati hor fatto condottiero, Tingi nell’altrui sangue il rosso ammanto. '®di Maggiorotti, In Piemonte dal 1637 al 1642, Città di Castello 1913, 24. 1 -r- Ranke, Franzôs. Gesch. II (1854) 544. s Cfr. Fouqtjerat IV 398, V 81, 85 s., 98. ' ‘‘di Avenel I 149; Mariéjol, Hist, de France VI, 2, Parigi 1905, Cfr. Stanley Leathes in The Cambridge Modem History IV (1906) 154.