Conseguenze del viaggio di Galilei a Roma (1624). 629 del sistema del mondo non fosse cosa di fede, e che dovesse tener-visi estranea la S. Scrittura.1 Nel complesso, quanto aveva sperimentato in Roma potè confermare l’alquanto precipitoso Galilei nell’opinione, che con un po’ di prudenza egli avrebbe potuto, nonostante tutto, pronunciarsi per il Copernico anche in pubblico. Le notizie pervenutegli dopo il suo ritorno alla corte fiorentina dalla Città eterna non erano adatte it disingannarlo. Il gesuita Grassi, oppositore del Galilei, secondochè scrivevano a lui, aveva detto: «Ove si trovi una prova del moto di rotazione della terra, si dovranno spiegare diversamente i passi della Scrittura circa l’immobilità della terra ed il movimento del cielo; questa essere anche l’opinione del cardinale Bellarmino2 ». Un’altra volta gli si riferiva di un’accademia in casa del cardinale Maurizio di Savoia, in cui i Peripatetici erano stati aspramente tartassati, con plauso dei cardinali.3 Quindi egli sentiva ancora, ohe la sua replica al Grassi era stata bensì denunziata all’inquisizione, ma un parere del relatore Guevara, Generale dei Chierici regolari minori, aveva elogiato lo scritto; la dottrina del movimento della terra, così avrebbe detto il Guevara, non gli sembrava condannabile, anche se venisse sostenuta.4 Il Guiducci, che dà notizia di ciò, aggiunge per verità l’avvertenza di lasciar per adesso l'affare a giacere, perchè colui che finora l’ha protetto, il cardinale Francesco Barberini, si trova come nunzio in Francia, il papa è occupato nei torbidi guerreschi e non vuol sentir nulla di queste cose, c perciò si verrebbe ad aver a che fare con i frati.5 Ma poi si torna 'empie, a raccontare al Galilei, che il papa ha parlato di lui con grande simpatia,6 che il cardinale Barberini afferma non avere 'I Galilei amici migliori di lui e del papa.7 Allorché il domenicano ' ampanella parlò ad Urbano Vili di alcuni nobili tedeschi, che si crebbero fatti volentieri cattolici, ma trovavano un inciampo 1 « Che questa non sia materia di fede, nè convenga in modo alcuno impegnarci le Scritture». Ivi 183. • ^16 cluau(l° s-' trovasse una demostrazione per detto moto, che conver-: ,lje interpretare la Scrittura sacra altrimenti che non s’è fatto ne’ luoghi '‘"'6 si favella della stabilità della terra o moto del cielo: e questo ex sententia ,lrti- Bellarmini ». (M. Guiducci il 6 settembre 1624, ivi 203). Anche nella ,l replica allo scritto polemico del Galilei il Grassi dice: « Terrae . . . cuius Ilen yuies inter fidei nostrae capita expressa non habetur ». (Ratio pondemm raf 48, in Favaro VI 487). t Guiducci l’8 febbraio 1625, in Favaro XIII 253. Cfr. sopra p. 626. L° stesso il 18 aprile 1625, ivi 265. * Ivi. j . " N. S. mi parla della persona sua con singolare affetto » (il Ciampoli , ' a.ta 30 agosto 1625, ivi 279). Allorché fu pronunciato il nome del Galilei, , 11,0 8- Sli mi dimandò (li lei e del suo stato con molto affetto» (il teui in data 21 marzo 1626, ivi 313). Buonarroti in data 3 giugno 1630, ivi XIV 111.