invito c di circolo, con quanto ivi scorgeva. Infine mi risolvo c picchio. A quel rintocco un tremendo chi va là? con quel tuono cupo e prolungato, con cui si narra degli spettri e dei castelli incantati ai fanciulli, mi percuote improvvisamente nella testa dall’alto d’un ultimo piano; quindi poi ch’ebbi risposto e dopo cinque o sei buoni minuti di attesa, mi fu subito aperto; pel che coloro che usano a certi circoli deono ben pregar Giove, che non tuoni, non grandini o non nevichi, altrimenti la cosa è per loro spacciata. Ma poiché non è detto che chi tiene un circolo debba anche provvedere alla salute di chi ci bazzica, mantenendo almen che sia un lumicino alle scale, affinchè la gente non vi si accoppi, entrato che fui mi trovai così al buio, che non ardii di muover le piante dal luogo, ov’ io era, per timore di non dar di cozzo nelle muraglie, sin che non mi venne a rincontro la vecchia negra di casa, rischiarando quelle tenebre, con certo lumicino in mano, che per que’ paesi vai quanto una modesta candela di sego in Francia, o in Inghilterra. Da sì nobile messaggero fui introdotto dalla signora, nè da così lieti princi-pii fu diversa la soirée che mi appettava. Il maestro di due impertinentissimi figliuoli della famiglia^ in compagnia de’suoi alunni, che innocentemente si trastullavano, ora rovesciando