Introduzione. 5 fuori d’Europa e ai nuovi ordini dei Teatini, dei Barnabiti, dei Comaschi, delle Orsoline, dei Cappuccini e dei Gesuiti, sono opera sua. Anche il suo successore Giulio III (1550-1655) spiegò nell’interno della Chiesa un’attività assai notevole. Se anche egli, in parte per le sue tendenze mondane, non era l’uomo adatto ad ottenere risultati conclusivi, furono tuttavia compiuti sotto di lui fruttuosi lavori preparatori, che erano indispensabili per infondere nuova vita nelle condizioni della Chiesa. L’elezione del Cardinal Cervini, avvenuta il 9 aprile 1555, fu un successo significativo del partito riformatore rigorosamente ecclesiastico; ma un destino crudele, come già per Adriano VI, sembrò aver mostrato al mondo Marcello II solo per portarlo via immediatamente dopo. Con l’elezione ora succeduta del set-tantanovenne Cardinal Carafa, il confondatore dei Teatini, venne di nuovo al governo un papa, che era nel pieno senso della parola un uomo della Riforma cattolica. Paolo IV, anima di fuoco, perseguì come capo supremo della Chiesa (1555-1559) lo stesso scopo al quale erano stati diretti sino allora tutto il suo pensiero e la sua azione: egli si adoperò con ferrea energia, senza riguardi e con violenza, a far risorgere il prestigio e il potere, la purezza e la dignità della Chiesa, premuta asprissimamente da nemici interni ed esterni. Egli volle anche, nel suo idealismo, far valere, senza rispetto ai tempi mutati, l’autorità della S. Sede di fronte ai principi cristiani, nella misura in cui ciò era stato possibile nei grandi secoli del Medioevo. Ne vennero conflitti funesti, più aspro di tutti quello con Filippo II. Estraneo al mondo, Paolo IV osò impegnare, per motivi ecclesiastici e nazionali, ima lotta con la potenza mondiale della Spagna, che terminò in una completa disfatta. Dopo il fallimento dei suoi piani politici, il papa Carafa rivolse nuovamente tutta la sua energia alla riforma delle condizioni ecclesiastiche e alla estirpazione degli errori. Il rigore senza misura dei suoi procedimenti portò in sè tutte le durezze di una repressione spietata e andò più volte oltre il segno; pure gli rimane il merito di aver condotto innanzi e realizzato così energicamente la riforma iniziata da Paolo III e il dominio di principi strettamente ecclesiastici, che i papi successivi dell’epoca della restaurazione potettero continuare a costruire con successo su questo solido fondamento. Il pontificato di Pio IV (1559—1565), che personalmente indulgeva a un indirizzo più mondano, ma che nel suo nepote Carlo Borromeo ebbe al fianco un consigliere incomparabile, fu d’importanza decisiva per la riapertura, realizzata nonostante tutte le difficoltà, del concilio di Trento e per la sua felice conclusione. Sebbene questa assemblea ecclesiastica non potesse ristabilire l’unità della fede, scopo per cui da principio era stata promossa, tuttavia fu raggiunta quella chiarificazione della situazione religiosa che per tanto tempo aveva fatto penosamente difetto. D’ora in poi