1026 24. Il Cardinale Francesco Barberini al nunzio spagnuolo Monti.1 Roma, 8 marzo 1632. «... Hora pendente il termine della convocatione di detta congregaticele il card. Borgia alli altri suoi mali termini ne liave aggiunto un pessimo; et è stato che nel concistoro hodierno, mentre si proponevano alcune chiese, egli senza accennar prima cosfa alcuna del suo pensiero a Nro Sigrc, si è posto a recitare ad alta voce un’ambasciata che portava seco scritta in 'latino ;ma da tutti s’è conosciuto che la spiegatura e frase di essa non era farina do] medesimo ca reti ma le, della quale scrittura io mando a V. S, la copia B. Sua Santità, ben eli è meravigliatasi di tale improvvisata, nondimeno, per usar della sua benignità, stette pazientemente ad udire, finché il cardinale proferì quelle parole: Et adhtic Sanctitas Yestra cu net a tur, e seguitava alla protesta. Allhora dunque Sua Beatitudine gli ordinò che tacesse, dicendo e ripetendo più volte: Taceas. E proferì queste parole: Loque-risne ufi cardinali« an uti orator? Rispose : TJ t i c a r -dinali». Replicò Sua Santità: Cardinales in concistorio non loquuntur palam nisi pr accedente littera ¡super materia ve! interrogati et cum petitur consilium, quod etia.in sequi non tenemur. E soggiungendo il cardinale che parlava anche come ambasciatore, ripigliò Sua Santità : Non habes lo cum in hoc consessu uti orator, et li i c oratoris inulliae sunt parte®. Sed te privatim a u -<1 i v i ni u s et audiemus. Allhora egli disse che non havea potuto liaver udienza. Falsità grande, perchè oltre l’ordina rie che Ita sempre commodamente, ne ha havute egli, anzi anco i cardinali nationali, quante ne lian volute delle straordinarie. Y. S. haverà veduto tdai ragguagli che io li ho dati di mano in mano. Tlaverà egli voluto intendere dell’udienze strane e di insolita forma che egli ha dimandate, cioè di venire a Sua Santità con-ducendo seco ambasciatori Cesarei, cardinali italiani e cardinali spagnoli, onde il Mastro di Camera di Sua Beatitudine li fece intendere che se Sua Em.a come ambasciatore voleva venire, venisse pure, ma che la forma d’udienza di tanti insieme era inusitata e non poteva darsi, e però lo consigliava a venir da sè. Ond’egli il giovedì seguente ebbe l’udienza solo, come di sopra ho detto e come ho signato a Y. S. in altre mie. E poi ha fronte Idi asserire di non haver potuto li a ve re udienza. Anzi questo aggrava l’e>c cesso da lui commesso questa mattina, perchè, mentre Sua Beatne permise ch’egli venisse a parlarli co® sette altri compagni, molto meno doveva parlare in presenza di tutto il sacro collegio contro ogni stile et ogni modestia. 1 Cfr. sopra p. 441.