482 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo V. Si capisce che le previsioni di un tale accordo dovessero destare grandi preoccupazioni in Roma, ove già nella primavera del 1633 si erano temute grandi concessioni ai protestanti.1 Il rappresentante del papa in Vienna, il cardinale Rocci, e il suo successore, Mala-testa Baglioni, giunto in Vienna il 25 novembre 1634, vennero perciò incaricati di presentare delle rimostranze.2 Ferdinando II tenne conto di questi moniti che furono ripetuti dopo i preliminari di pace conchiusi con la Sassonia il 14 (24) novembre 1634 in Pirna;3 egli decise di consultare un certo numero di teologi e gi prima aveva chiesto il parere dei principi elettori, eccettuatone il francofilo di Treveri. Massimiliano di Baviera era per sfruttare più che fosse possibile la situazione favorevole di fronte alla Sassoni;!, ed ammoniva di non aderire a nessuna convenzione circa i beni ecclesiastici, che offendesse la coscienza dei cattolici. Come a lui così a suo fratello le concessioni di Pirna, che annullavano di fatto l’editto di restituzione, sembravano troppo ampie.4 Invece i teologi consultati dal principe elettore di Colonia, tra i quali erano due gesuiti, si pronunciarono per le più larghe concessioni, giacche il bisogno non conosce legge.5 Alla fine il principe elettore di Colonia s’accordò con quello di Magonza per un parere che trovo anche l’approvazione degli altri principi ecclesiastici, il quale diceva che tali cose spettavano alla dieta dell’impero e non troverebbero certo il necessario consenso del papa.6 A Vienna, oltre l’ambasciatore di Spagna conte Oñate, spingevano l’imperatore a cedere, il principe vescovo Wolfradt e i cardinali Pázmóny e Dietrichstein,7 il quale ultimo dopo la morte 1 Vedi Duhk II 1, 468. 2 Cfr. la * relazione di Roeci del 30 settembre, 7 ottobre: l’imperatore ' ■ cordò, «che quando Sassonia altre volte baveva chieste cose esorbita»1 >• come la libertà di coscienza ne’ stati hereditari, e che i vescovadi e beni eeel' siastici se gli permettessero in perpetuo, egli haveva risposto che più di concedere cose simili si contentava con la sua famiglia di andarelm;0' nando», e 21 ottobre 1634 (colloquio col vescovo Wolfradt); Rocci gli d''"' « che metteva in considerazione a S. M11 che mentre il mondo vedeva c >’ dalle vittorie non si cavava frutto pel cattolicismo, con ragione poteva i '-' che quella non era guerra di religione, ma indrizzata a fini particolari e polo e che non si vedeva come gli aiuti dati da S. Sli con tanta incorninoli!'-1 i denari levati dagli altari ridondassero in servizio di Dio e della santa le'-' Rocci fece inoltre rimostranze anche perchè fossero tollerati i predicali11 Ratisbona e Nòrdlingen; cfr. sopra p. 477, n. 3, 478, n. 1.) F• Barberini^’', queste rimostranze del Rocci in una * Lettera dell’11 novembre 1634. Nicoletti VI c. 1. Biblioteca Vaticana. , 3 Vedi le * relazioni di Roeci del 16 e 23 dicembre 1634 in Nicole'1'11' cit. Cfr. anche Leman 483. 4 Vedi Riezler V 496. 5 Vedi Voigt-YVeitzel in Bhein. Archiv XI 318. Cfr. Duhr II * - 6 Vedi Ritter III 590. 7 Vedi le relazioni di Rocci in Leman 483 s.