Giansenio e la sua dottrina della predestinazione. 647 più tardi,1 egli legge Agostino con particolarissima assiduità ed utilità, gli scritti più importanti due e tre volte. Egli ha cambiato del tutto opinione su lui ed altri; da secoli la dottrina agostiniana è poco nota agli scienziati, ma, perciò altresì, nessuno, dopo gli erotici, ha più corrotto la teologia degli « abbaiatori scolastici ».2 Gesuiti e Tomisti sono lontani cento miglia dalla verità e andranno sempre più fuor di strada persistendo nella via presa, anche se continuassero la loro disputa sino alla fine del mondo. Ma Gian-senio non contrappone, con la più gran fiducia in se stesso, la sua opinione .particolare solo ai Tomisti ed ai Gesuiti ed a tutta la scienza contemporanea; egli ha altresì una opinione assai modesta degli insegnamenti da parte della Cattedra papale. Sino a che tutto sia maturo, scrive egli all’amico, egli non osa dire proprio a nessuno ciò che pensa - in conformità dei principii di S. Agostino -di una gran parte delle opinioni contemporanee specialmente circa la fede e la predestinazione, perchè teme, che gliene possa incogliere a Eoma quello che avvenne già ad altri.3 Un’altra volta 4 egli parla dell’ignoranza di quella corte in tali cose, e del timore, che si ha in Eoma, di suscitare nuove complicazioni, ad appianare e comprendere le quali si è colà tanto bene addestrati quanto a trattare gli affari di Machiavelli. Frattanto il Giansenio aveva sostenuto nel 1619 il suo esame dottorale in una disputa di tre giorni, ed aveva avuto l’incarico della cattedra per la Sacra Scrittura all’università di Lovanio.5 Il Du Vergier, dopo la partenza dell’amico, si pose a disposizione dell'arcivescovo di Poitiers, Enrico Luigi Chateignier de la Rocheposai, di cui si era conquistato il favore con un manoscritto, anch’esso di genere singolare. Il De la Rocheposai, cioè, aveva combattuto gli Ugonotti colle armi alla mano, e ora il Du Vergier difese questo procedimento di un vescovo del secolo xvn coll’esempio di Àbramo, di Samuele e dei prelati guerrieri del medioevo.6 Va pure certo 1 Ste.-Beuve I 292. 2 « Clahaudeurs d’école », ivi. 3 Ivi. 1 11 20 gennaio 1622, in Rapin 121 s. Un opuscolo: Mens et sententia III. et ¡lev. Dni Com. Iansenii de quae-stione: An indicium Bom. Pontificia, cum universae Ecelesiae aliquid sub ana-!h>'.m,ate tenendum esse definit, sit infallibile necnei (Lovanii, s. a. [1718]), ( euca le tesi, che il Giansenio difese il 9 ottobre 1617 « pro prima ad gradum 1 011orale responsione». Egli vi propugna la dottrina dell’infallibilità papale: "^upremus est omnium de religione controversiarum iudex, cuius iudicium Return, verum et infallibile est, cum universae Ecclesiae aliquid sub ana-^erriate tenendum esse defìnit » (un esemplare dell’opuscolo nel Cod. M. 17 1 a Biblioteca Vallicelliana in Roma). ' Dupin, Hist. II 70-84. Anche il Dupin giudica dei due primi scritti e kt. Cyran, ch’essi dovrebbero esser considerati « com me les declamations a®8 riieteurs ».