402 Urbano Vili. 1623-1644. Capitolo IV. muovere anche per il futuro e con tutte le forze il buon accordo della Baviera con la Francia. In tale senso lavorava col massimo zelo il nunzio a Parigi, Bagno. Anch’egli, come il papa, sperava che un’unione della Francia con la Baviera indurrebbe Bichelievi a troncare le sue relazioni coi protestanti tedeschi. Bagno s’ingannava altrettanto che il cardinale Barberini, il quale illudendosi sul contegno allora amichevole di Bichelieu verso la Santa Sede, dichiarò che fino ad un certo punto era possibile fidarsi anche di costui.1 Il giudizio di Urbano Vili sulla tracotanza della casa d’Austria appare giustificato per due progetti bellicosi che allora prepara vansi alla corte imperiale: si trattava non solo di costringere il duca di ifevers a sottomettersi al sequestro imposto da Ferdinando II, ma si voleva anche contemporaneamente invadere con le truppe imperiali il Veneto, col proposito di farvi una vera guerra di rapina, per conquistare delle terre per il maresciallo austriaco Collalto e per Wallenstein.2 Quando vide attraversati questi ardimentosi progetti dalla splendida campagna di Luigi XIII, Ferdinando II si buttò a capo fitto nella « avventura italiana », lanciando così una sfida al suo più temibile nemico.3 L’imperatore che, come osserva un contemporaneo, agli Spagnoli non sapeva rifiutare nulla,4 nell’aprile 1629 fece in tutta quiete i necessari preparativi per occupare i passi della Svizzera e assicurarsi così le porte d’Italia. Il 24 aprile egli dichiarò ai principi elettori di dover agire così per mantenere l’autorità e la giurisdizione dell’impero. L’elettore di Magonza, quello di Sassonia e Massimiliano di Baviera rifiutarono di partecipare ad un’impresa così arrischiata;5 ma Ferdinando, liberatosi dal peso della guerra in Germania colla pace di Lubecca, concine con la Danimarca il 29 maggio 1629, nonostante tutti i consigli in contrario, continuò per il suo fatale cammino. Ve lo spinse, oltre le pressioni spagnuole e l’ostinazione del ISTevers, anche il fatto che le potenti avversioni suscitate in Germania dalle sfrenate milizie imperiali consigliavano d’impiegare queste bande mercenarie in terra italiana.6 Alla fine di maggio del 1629 l’avanguardia del conte di Merode, a cui seguiva il grosso sotto il Collalto, s’impadronì del passo di Santa Lucia e occupò Coira per spingersi da là fino a Chiavenna, 1 Cfr. Schnitzer, Ioü. cit. 200 s., 257; Russo 35 s., 274 s. 2 Vedi Ritter, Wallensteins Eroberungspläne gegen Venedig in h Zeitschr. XCIII 47 s. 3 Vedi Ritter III 440. 4 Pappus I 46. 5 Vedi Klopp III 1, 288. • Vedi GtIndely, Wallenstein II 207.