La pace di Praga (20 [30], maggio 1635). 483 di Eggenberg era divenuto il consigliere più influente di Ferdinando II. L’influsso dei sunnominati si fece valere in modo assai gagliardo anche su i 23 teologi (fra cui 8 gesuiti e 3 cappuccini) che si radunarono in conferenza il 5 febbraio 1635. Alla domanda principale se in caso di estremo bisogno potessero venir fatte cosi grandi concessioni, senza aggravio della coscienza, la maggioranza rispose affermativamente. In senso contrario però si espresse il confessore dell’imperatore, Lamormaini, mentre il confessore della regina d’Ungheria, il cappuccino spaglinolo Quiroga, come il cappuccino Valeriano, propugnavano non meno energicamente che si facessero le concessioni.1 Lamormaini trovò un forte appoggio nei rappresentanti del papa che, in corrispondenza alle istruzioni ricevute da Roma, elevavano incessantemente la loro voce ammonitrice. Ciò facendo vennero a violente discussioni specialmente con Quiroga e Onate.2 Quando i teologi ebbero dato il loro parere, il 27 febbraio 1635 si radunarono per concludere i più distinti consiglieri intimi, i cardinali Dietrichstein e Pàzmàny, il principe vescovo Wolfradt, i conti Trauttmansdorff, Werdenberg e Schlick, nonché il presidente del consiglio dell’impero Stralendorf : nella quale riunione si diede parere favorevole alla conclusione della pace con la Sassonia, consigliando però di cambiare alcuni articoli dei preliminari concordati a Pirna.3 Anche il principe elettore di Colonia opinava che la pace di Pirna non potesse venir l'atilicata «senza aggravio di coscienza ». Pure il principe elettore di ■'lagonza e Massimiliano criticavano le concessioni sul terreno ecclesiastico. Ciò indusse Ferdinando a nuove trattative che vennero condotte a Praga. Colà riuscì d’indurre la Sassonia ad accettare una serie di aggiunte, con le quali si tenne conto in una certa misura '•ci postulati del partito più intransigente.4 Ciò nonostante, la pace definitiva firmata a Praga il 20 (30) maggio 1635 conteneva «incora molte cose in svantaggio della religione cattolica. Infatti 1 principi e gli Stati che professavano la confessione augustana 1 Vedi Duiir II 1, 468 s. ' \ edi le * Relazioni di Baglioni del 3 marzo 1634 in Nicoletti VI |j loc. cit. e del 14 aprile in Ranke, Pàpste II6 372 n. 1. Lamormaini j. H card. Fr. Barberini molti elogi; vedi accanto alle relazioni in Dtthr '•/OS, n. 7 ja »Lettera di Fr. Barberini a Baglioni del 17 marzo 1635: it ' Lamerman V. S. offerisca e ratifichi quelle obbligazioni che ho profes- 1,0 altre volte di dovergli, essendo attione di generoso christiano e degno chef88016 ^ Un l“° Imperatore ciò ch’egli ha fatto, rimirando più. il cielo " a terra. Piacesse a Dio che tutti i confessori di principi lo imitassero et i ' “'«pi nella pietà imitassero S. M. Ceserea ». Nicoletti, loc. cit. ' * 'fr. Gindely III 55 s. Su A. Wolfradt, vedi Hoff, Wiener Schul-Yien "m"1 1893; Deutsche Biogr. LV 389 s., e Mauser, A. Wolfradt, "•"ì'fradtVedÌ Gyòry clle PrePara una monografia molto importante su 4 ^ edi Ritter hi 594 g.