Documenti inediti e comunicazioni d’archivio. N. 57-60. H)5f> invece di muovergli guerra fp. 287 sg.). Questa azione pacificatrice di Urbano è incontestata; non è dunque da credere che il papa avrebbe detto aid Angelo Contarmi (p. 291) che la poca religione nello stesso imperatore lo costringeva a « non aver disgusto dei progressi torbidi in Germania, anzi di desiderarli per contrapeso di tante temerità che in Italia sotto titolo ingiusto s'anda vau esercitando » (291). Di 'poca religione nell'imperatore, Urbano certamente non ha parlato. Egli conosceva e apprezzava la pia devozione di Ferldinando II e distingueva sempre fra i sentimenti personali dell’imperatore e quelli dei suoi ministri. Ci sarà del vero nel racconto di Cantarmi quando dice che il papa abbia designata gli avvenimenti di Germania, come una punizione per il contegno Idegjli imperiali in Italia. Alvise Contarini nella sua relazione dell’1635 si mostra ancor piti passionale che Angelo. Ciò non deve meravigliare essendosi molto peggiorati in quel frattempo i rapporti fra Venezia e la 8. Sede, e quella relazione fu stesa quando la differenza a cagione della iscrizione della Sala Kegia aveva ispinba al tcolmo l’eccitazione dei Veneziani.1 Si andò persino ad una interruzione dei rapporti diplomatici: Dal settembre 1631 non vi fu un ambasciatore veneziano a Roma per nove mesi. Solo nell’aprile 1632 con la nomina di Alvise Contarini le relazioni furono riprese. Non cessarono però le dispute siti sul campo politico che su quello religioso, che anzi continuarono anche durante tutta quella ambasciata cioè fino al 1635. Contarmi ne parla a lungo nell’ultima parte della sua relazione. Non siamo sorpresi di vedere ch’egli difenda il punto di vista del suo governo. Ma sentendo le dichiarazioni delllìa parte opposta ci accorgiamo quanto fossero unilaterali e interessate le vedute dei Veneziani.1 ¡Che oosa poi si deve pensare delle altre parti di quella relazione? In essa si parla del governo spirituale e civile del papa, della sua personalità, dei isuoi nepoti, delle sue relazioni coi differenti Stati d’Europa. Le molte notizie pregevoli che ivi si trovano e Io istile spiritoso hanno indotto il Ranke e il Gregorovius a prenidere quella relazione per base dei loro lavori. Ma al contrario va fatto risaltare espressamente che le notizie di Alvise Contarini non possono ¡avere valore critico, senza che prima venga esaminato il loro valore. E quest’ambasciatore diavvero un’osservatore imparziale? Sarà veramente esatto queillo die ci racconta? Il dubbio lo desta già da principio la sua maniera appassionata, parziale, maligna di giudicare sullo stato di cose a Roma. Egli comincia icon un quadro oscuro della Curia. L’unica divinità aldorata ia Roma è il proprio profitto (p. .353); l’unica brama dei « preti » di frammischiare le cose spirituali e temporali (354). Quella energica concentrazione del governo ecclesiastico che si fece nel tempo della restaurazione cattolica non è riconosciuta come quello ch’era infatti, cioè lo sviluppo logico del caratteie monarchico della Chiesa richiesto dal mutamento delle cose, ma invece come un regime tirannico (355 sg.). E il Contarini con tutto ciò esagera talmente da affermare che prima i concistori si sarebbero fatti quasi i Cfr. sopra p. 730.