1044 Appendice. degli Avvisi dell’Ameyden che probabilmente ebbe alla Biblioteca Casmnatense in B olii a. Essi forammo colà tre votami: Cod. XX. Ili 19 (1640-43), 20 (1044-47) e 21 (1G4S-49). L’anno 1650 vi manca, ma si trova in una copia della B ibi iot e ca N azionatile di Napoli. Sulla copia fra i manoiscritti della Collezione Capponi (Biblioteca Nazionale di Firenze) Vedi Arch. Rom. I 413. La copia della Biblioteca Alessandrina a Ito ni a (Cod. 1141) contiene sol. tanto il periodo dal 18 lagosto 1640 (fino al 1° igenmaio 1642. Gli Avvisi dell'Ameyden ci danno moltissime ed interessanti notizie specialmente per la cultura di quei tempi, bisogna però che lo storico se ne serva con molta precauzione mostrandosi l’autore anche in e?si zelantissimo partigiano della Spagna cosicché non ha che biasimo per tutti coloro che non seguono ciecamente il suo partito. Il Ciampi (Innocenzo X p. 261) e poi VAdemollo, nella su.a monografia: Giacinto Gigli e suoi Diarii del secolo XVI Firenze 1877 p. 110 sg. e poi nel suo libro: Indipendenza Portoghese p. 16 s. e p. 42, hanno giudicato severamente la isua credibilità come istorico, ed hanno del tutto ragione. Voglio dare un esempio delle audacissime asserzioni che l’Ameyden si permette. Egli racconta che Urbano Vili morendo non ebbe in mano una candela benedetta; finalmente glie ne avrebbero portata una proveniente dal-l’Anima e sulla quale sarebbe stata l’Aqui'l'a Imperiale, e così il papa sarebbe morto tenendo in mano quello stemma ch’egli aveva tanto aborrito in vita. L’Ademollo fu il primo a rilevare debitamente quest’in-venzione maliziosa.1 Del resto risulta da una lettera privata dell’Amey-den come anch’egli fosse stato consapevole che l’apparente zelo religioso degli Spagnuoli non era punto disinteresisato.2 Ma egli li seguì in tutto stando al loro servizio. Non ¡poteva ¡sottrarsi a una simile situazione avendo una famiglia numerosa. Sposatosi 2 volte ebbe 17 bambini i quali, uno eccettuato, morirono tutti prima di lui. Fu aneli e tragico che quell’afllegro Neerlan-dese, così innamorato di Bornia, nellla cui casa rappresentavano delle comedie, sull’ultimo di sua vita abbia dovuto lasciare l’Urbe a lui tanto cara. Egli ¡nel 1654 fu esiliato dallo Stato Pontifìcio3 avendo pubblicato un isuo scritto senza la licenza necessaria. Alessandro VII, eletto nell’anno Idopo, accettò una sua supplica e gli fece grazia, cosicché potè tornare a Boma,4 dove morì nel 1656. La sua casa, nella parrocchia di S. Biagio, alla Pagnotta, conservata finora, è un bello, ampio palazzo del Bina scimento in via di Monte Giordano n. 7 e 8. Sul port ale si legge l'iscrizione caratteristica « Unde ea omnia ». i Vedi il macinato in Roma nella Riv. Europ. 1877 II 439. * Vedi la lettera del 1632 in Orbaan Bescheiden I 135. » Vedi Ademollo Gigli 112. «Vedi ivi 150.