clic altero il mio capo, e il più candido avorio ini ornava da piedi. La mia prima comparsa nella paterna bottega m’ attirò addosso la invidia e la gelosia delle altre men nobili mie compagne. Mio era il primo luogo, a me eran rivolti i furtivi sguardie i dcsidcrii de’viandanti, e più d’uno mi avrebbe anche in suo cuore acquistato, se non che In mia stessa magnifica appariscenza gli racttea soggezione. Più volte si venne a richiedermi, e il mio signore di disegnarmi, di aprirmi, di numerare ad una ad una tutte le mie belle doti ; ma in sulle prime ei spese indarno il suo fiato, ed io rimasi inoperante nell’ ingrato ozio della bottega. Però ad una gentile signora prese finalmente vero amore de’ fatti miei e comperommi. 11 tempo ch’io passai a’ suoi servigi fu 1’ età dell’ oro della mia esistenza, e me ne ricorderò ognor con rammarico. La bella pativa di emicrania, l’umidità offendeva i delicati nervetti, per modo che non usciva se non col sole ed io intanto in quella comoda ed agiata mia vita mantenni intatto il mio splendore e le forze. Ma incominciava già ad annoiarmi dell’ob-bliato cantuccio, dove mi aveano riposto; quando un giorno udii cigolar di sotto 1’ uscio della riva, che mai non aprivasi, ed approdare una barca. La mia gentile signora partì, e più non