Il Consiglio di Stato spagnuolo respinge le condizioni offerte da Carlo. 143
similmente entro un anno e di sicuro entro tre anni. È difficile ammettere però ch’egli vi abbia creduto sul serio.1
   Il	6 maggio il principe ebbe occasione di esporre le sue ragioni contro l’inasprimento delle condizioni matrimoniali. La clausola, e<rli disse, che la chiesa dell’infante sia aperta a tutti, non è giustificata, dal momento che ai cattolici è assicurata piena libertà di culto nelle loro case. Promette tuttavia di usare indulgenza. Concedere di più equivarrebbe a dare piena libertà di culto, alla quale suo padre aveva sempre resistito. Anche l’introduzione di un giuramento papale per tutto il seguito era superfluo; non era inoltre conveniente che il papa dettasse il giuramento per il re d'Inghilterra. In quanto all’età fino alla quale i figli dovessero rimanere presso la madre, ne riferirebbe al padre, ma senza garantire l’esito.2 Il Consiglio di Stato spagnuolo dichiarò insufficente l’offerta del principe: le condizioni romane dovevano accettarsi tali e quali o respingersi. Il giuramento chiesto al re di Spagna era una condizione sine qua non del matrimonio. A quali condizioni il re potesse prestarlo doveva decidere una commissione di quaranta teologi.
   Sembra che Olivares mirasse ora ad inasprire le condizioni tino a tanto che fosse sicuro del rifiuto inglese. È impossibile, così scriveva egli a Filippo IV, che il re d’Inghilterra pensi sul serio a mantenere i suoi impegni. Bisogna quindi trattenere in Spagna l'infante, fino che le promesse saranno mantenute. Il 7 maggio propose invece di celebrare subito il matrimonio, ma di far rimanere l'infante in Spagna, fino che re Giacomo avesse messe in esecuzione le sue promesse, fino cioè che consiglio segreto e parlamento avessero approvata l’abolizione delle leggi punitive e che dei cattolici fossero chiamati a posti di fiducia. Se si procedesse intal modo, i cattolici aumenterebbero di numero e di prestigio, il re non potrebbe più opprimerli, e alla fine si vedrebbe costretto egli stesso ad accettare la loro religione.3 Queste proposte non ottennero però I adesione del consiglio segreto, che sperava di ottenere di più.
   Difatti Carlo considerava ormai come impegno d’onore di non ritornare in Inghilterra senza l’infanta, e a poco a poco si era invaghito di lei. Egli spiava « come un gatto il sorcio » se potesse cogliere un suo sguardo, componeva versi che la diletta del suo cuore avrebbe potuto comprendere alla più coll’aiuto di un interprete.4
1	na volta che l’infanta passeggiava in giardino, saltò dentro a traverso la siepe e la principessa se ne fuggì via strillando.5
   1	GtAkdiner V 39.
     2	Ivi.
    a Ivi 40-41.
    *	Ivi 60.
    *	Ivi 52.