La statizzazione della Chiesa in Francia. 517 devozione dei figli verso i genitori, prescritta dal quarto comandamento !1 In tali circostanze la posizione di confessore del re, affidata ai Gesuiti, era destinata a diventare spinosissima. Ad un ministro assoluto come Richelieu tale istituzione era già incomoda di per se stessa. Egli avrebbe preferito di togliere quest’ufficio ai Gesuiti e affidarlo ad un altro Ordine, il cui generale risiedesse in Francia.2 Non osò tuttavia arrivare a questo, ma guai al confessore del re, che turbasse i suoi circoli: nemmeno l’abito ecclesiastico lo proteggeva rta una persecuzione spesso crudele. Il padre gesuita Nicola Caussin, scelto da Richelieu stesso nel 1B.37 come confessore di Luigi XIII, doveva farne amara esperienza. Egli assunse il suo ufficio in un tempo assai critico, perchè la continuazione della guerra, voluta da Richelieu contro gli Absburgo, veniva, considerata sempre più come insopportabile anche in Francia, mentre i moniti di pace del papa si facevano sempre più incalzanti. Caussin venne esortato da molte parti, e ultimamente dalla stessa regina, a illuminare la coscienza del suo penitente, e fargli presente, che il popolo era oppresso dalle imposte e dalle tasse, per coprire le spese di una guerra che era accesa dall’ambizione del cardinale e da lui veniva continuata solo per rendersi indispensabile al re.3 Caussin aveva dinnanzi agli occhi 1 istruzione del generale Aquaviva per i confessori dei principi, h quale proibiva qualunque intromissione nella politica, ma esigeva anche dal principe penitente, paziente accoglimento di rimo-'iranze, che riguardassero non soltanto cose personali di coscienza, >na anche l’abolizione di abusi e la cessazione di soprusi che avvenis-''■ro per causa dei ministri, e per i quali il principe, anche se avve-m>ti a sua insaputa, era in coscienza responsabile.4 Caussin si ritenne obbligato a tali rimostranze anche perchè il suo generale ' itelleschi richiamava la sua attenzione sulle lamentanze delle nazioni che desideravano così ardentemente la pace; circolava 'noltre la voce che Richelieu, oltre l’alleanza coi protestanti, volesse '"»eludere un patto anche coi Turchi. L’8 dicembre 1637, prima ricevere la confessione del re, gli fece con franchezza serie u'nostranze. Luigi XIII ne fu profondamente scosso e non lo ‘ V'edi Avenel III 371 s., 373. " V edi ivi, 377. Wi Fouqueray V 89 s. Cfr. De Rochemonteix, N. Caussin et le ‘'"'■Richelieu, Parigi 1911. Duhr (Hist. Jalirbuch XLVI 377) dice giusta-c^e Caussin merita una monografia ; il Fouqueraj usa di lui alcune let- i pCU' Seuuinità non è fuori di ogni dubbio, p , 1 ■ Duhr, Die Jesuiten an den deutschen Fùrstenhofen des 16. Jahrh., . Urgo 1901, 6. Avenel (Richelieu III 379) fa rilevare che Richelieu nelle memorie (111 225) accenna, solo alla proibizione dell’ingerenza nella politica ace il resto. •