SALE 7-14. MOSTRA DELLA PITTURA ITALIANA DELL’ 800. Commissione organizzatrice« UGO OJETTI Presidente, NINO BARBAN» TINI, EMILIO CECCHI, EZEKIELE GUARDASCIONE, ANTONIO MARAINI, CIPRIANO EFISIO OPPO, MARGHERITA G. SAR-FATTI. Questa Mostra di duecento quadri del secolo passato, dall’ Appiani al Segantini, si propone tre scopit coordinare nell’occhio e nella memoria dei visitatori le tante mostre « personali e retrospettive » che si sono fatte in queste quindici Biennali, Landi e Hayez, Cremona e Ranzoni, Induno e Carcano, Gola e Previati, Segantini e Pellizza, Fontanesi e Avondo, Favretto e Nono, Ciardi e Fragiacomo, Bezzi e de Maria, Gigante e de Nittis, a dir solo delle più ricche ; mostrare che la pittura italiana dell’800 ha caratteri propri e, nelle opere più alte, superbi e originali e degni di storia, non solo di cronaca ; dare a questa storia quella soda ragione che nelle cose d’ arte dà soltanto la diretta visione delle opere. La storia, naturalmente, ciascuna epoca e ciascuno scrit-tore, anche il più scrupoloso e oggettivo, se la fanno e rifanno a modo loro, secondo cioè i loro gusti ; e anche noi, pure cercando d’ essere equanimi per quel che ce l’ha permesso la gelosia di taluni proprietari, abbiamo fatto questa raccolta secondo il nostro gusto, preferendo, ad esempio, dei pittori neoclassici e romantici i ritratti dal vivo alle tele mitologiche e storiche, dei veristi i dipinti più espressivi e commossi, dei capiscuola i quadri che più vivamente rappresentassero la cagione del loro credito e del loro dominio. La pittura dell’ 800 è stata dominata, s’ ha da dir subito, dalle scuole e dalle mode di Francia, David, Ingres, Delacroix, Corot, Courbet, Millet, Manet, Degas ; così come la pittura europea era stata dal ’400 al ’600 dominata dalle scuole e dalle mode nostrane. Sono verità che nessun generoso ardimento di rivendicatori può mutare. Ma ogni opera d’ arte, alla fine, vive, come ogni uomo, d’una vita propria, e la ricerca delle fonti può esercitarsi su Duccio e su Raffaello come su Ingres e su Corot; ma quando storici e critici avranno bene elencato quel che Duccio deve ai bizantini, Raffaello a Masaccio o al Perugino, ed Ingres a Raffaello, e Corot al Canaletto o al Guardi, i loro dipinti resteranno