94 fìtto, e più giornali e piti libri erano ad un’ora sfogliati. Ma io che ne ho veduti, come a dire, que’ nemici coi quali sono cotidianamente alle inani, ben potete pensarvi che sono di là partito come dal fuoco, e con ammirazione di que’buoni massai del tempo. La somma profusione de’ lumi (ed io ho avuto tabella pazienza di contarne fino a trecento nella sola stanza del ballo, senza fidarmi di non averne perduta qualche dozzina) la eleganzadegli addobbi, ¡(tuono della buona società, ch’altri direbbe la gentilezza e la urbanità delle persone che facevano bello il luogo, l’affollato concorso, il buon ordine rendpvan da per tutto uniforme il gradito spettacolo: sì che per non danni altra briga e terminare con una figura, la festa della Società apollinea fu il flore di tutte le feste, ed è ben ragione se a malincuore s’indusse a togliersi da que’ luoghi e a sciolsi la ridente adunanza; che partita alle undici ore del mattino la orchestra, si ballarono ancora più balli al suono del cembalo. Non ne dico di più.