284 Eccoci per naturale procedimento di discorso a quella parte dello spettacolo, il cui uffizio è d’infondere il diletto negli spettatori per ■via principalmente degli occhi. Sotto questo rispetto considerata la composizione del Gcllzertt-ni non fu certo delle piti inspirate e felici. Egli ne condusse a piangere sulla sorte infelice di Maria Stuarda, quando,madre di ben altre idee, che lugubri, dovrebbe essere, a senso nostro, la gaia, la ridente Tersicore. Ter quanto controversa però possa sembrare questa nostra opinione, certo nella varietà dell’azione, nella molli-plicità degli accidenti, nella spontanea derivazione degli episodii, nell’opportuno collocamento delle danze consiste il bello ideale d’ un ballo. Il Galzerani scegliendo per argomento la Maria Stuarda sembra aver voluto rinunziare a gran parte di questi pregi, e pose il suo amore intorno un soggetto, la cui bontà relativa sta so- lo nella elevatezza ed importanza dei personaggi, nei contrasti delle varie passioni onde questi son mossi, nella diversità dei caratteri e degli interessi, in altri elementi infine, che ben dal dialogo e dagli alti concetti cui danno motivo, possono ricever lume, anima, vita, ma che vengono meno e si perdono affatto in una mimica rappresentazione, ove non possono essere agli occhi rappresentati. L’azioDe rimane quindi vuota,