107 tutto il male non vien per nuocere. Alle costui mani non ebbi quella malvagia fortuna che da prima io pensava. Per quanta pioggia sapesse!-mandare le nubi ei mi lasciava l’intera settimana mollemente sdraiata falda su falda fra le migliori sue robe, e solo acconsentiva di condurmi in mostra fra il popolo nei giorni di festa, non appena una leggiera striscia di nube appariva in ciclo a turbarne il sereno; ed anche allora ci mi teneva con siffatta riverenza e tale rispetto, ch’io non avea tempo di scompigliarmi una piega. Ma il bene sempre non dura, ed io dovea a mie spese impararlo. Un giorno, per non so quale secreto maneggio del suo principale, ei dovette sgomberar dal suo guscio con le mani legate, e mutò albergo. Indi a poco io fui affastellata insieme con le altre sue robe e tutte di conserva fummo vendute all’ incanto. In tal modo io fui acquistata da un uom da faccende, e qui incomincia la dolorosa istoria delle mie disavventure. Io non potrei ridire a mezzo qual aspro governo costui di me si facesse; ei senza compas-sion dimenarmi; aprirmi furiosamente a rischio di spezzare le tenerelle mie membra; battermi contro il terreno; opprimermi or sotto l’una or 1’ altra ascella; azzuffarmi con quanti ombrelli, occhi e cappelli con lui s'incontravano, rendendo me, povera ed innocua creatura, oggetto in