336 Paolo V. 1605-1621. Capitolo Vili. fin di prevenire aizzamenti ulteriori, il generale dei Gesuiti Aqua-viva proibì sotto pena di scomunica, con una circolare del 6 luglio 1610, ad ogni membro dell’Ordine, di sostenere pubblicamente o privatamente, come insegnante, come consigliere o in uno scritto, la liceità per chiunque e chicchesia, sotto qualsiasi pretesto di tirannide, di uccidere re o principi, o di attentare alla loro vita.1 In una seconda circolare del 14 agosto 1610 Aqua-viva proibì ancora in maniera particolare tutti gli scritti prò o contro il libro del Mariana.2 Anche Paolo V si dichiarò espressamente contro di esso in un colloquio coll’inviato francese De Brèves, nel quale tuttavia il papa insistè, che la competenza per procedere contro apparteneva alle autorità ecclesiastiche, e che non si potevano costringere i parroci a dar lettura del decreto del parlamento.3 A quale risultato lavorassero i nemici dei Gesuiti, fu rivelato dal capo spirituale degli Ugonotti, Du Plessis Mornay, in uno scritto indirizzato in questo tempo al Parlamento: si deve rendere impossibile all’Ordine ogni attività in Francia, essò deve essere nuovamente bandito.4 Innanzi tutto si trattava di rovesciare il P. Coton, tanto apprezzato a Corte. A questo scopo miravano parecchi libelli, particolarmente l’opuscolo anonimo: « Anti-Coton... libro in cui si dimostra che i Gesuiti sono colpevoli ed autori del parricidio esecrabile perpetrato contro la persona del Re cristianissimo, Enrico IV, di benedetta memoria ». Tutte le infamie possibili, anche le più basse, vengono qui caricate sui Gesuiti senza alcuna prova.5 L’Ubaldini riconobbe chiaramente che l’agitazione menata dagli Ugonotti e dai loro amici sedicenti cattolici era diretta iu ultima linea contro la Santa Sede; pertanto egli fece quanto era in suo potere per proteggere i Gesuiti.6 Il nunzio non potè se non temente come incaricato di affari, in realtà coll’intenzione di consegnarlo alla Inquisizione. Poiché il Dubois teneva discorsi provocanti contro il papa e Maria dei Medici come contro la religione, ed anche la sua condotta morale non era incensurabile, egli fu portato nel novembre 1611 nel carcere dell’inquisizione, più tardi passò a Castel S. Angelo. Solo nel 1621 sotto Gregorio X\ egli ottenne una certa libertà; solo al principio del pontificato di Urbano Vili fu liberato definitivamente. 1 Tedi Iuvencius V 1. 12 n. 157; Duhr loc. cit. 387. Cfr. Scorrailu:, Suarez II 184. 2 Monum. Germnniae Paedag. IX 48. 3 Relazioni del De Brèves dell’8 e 22 luglio 1610, pubblicate solo parzialmente dal Perrens I 414 s., integralmente dal Gaillard in Notices et extraits de la Bibl. du Boi VII, 2, Parigi 1804, 331 ss. 4 Vedi Prat III 282 s. 6 Vedi ivi 285 s. L’autore del libello infamante non è stato finora identificato; vedi Perrens I 448 s. Sull’agitazione contro i Gesuiti cfr. la relazione di Ubaldini del 14 settembre 1610 in Laemmer, Melet. 291, n. 1, 6 Vedi Prat III 292 s.